Santilli racconta la cellula neo-fascista di Tivoli e l'uccisione dell'agente Antonio Marino

Nel corso della giornata della Memoria Gianluca Santilli, esperto di terrorismo, parlerà della morte dell'agente Marino nel quale la cellula neofascista di Tivoli ha un ruolo

Santilli racconta la cellula neo-fascista di Tivoli e l'uccisione dell'agente Antonio Marino
Paolo Signorelli
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6 Maggio 2024 - 22.35 Globalist.it


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Nel corso dell’iniziativa prevista nel giorno della memoria Gianluca Santilli ricorderà la figura dell’agente di polizia Antonio Marino ucciso durante una manifestazione neo-fascista.

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L’agente di polizia Antonio Marino, 22 anni, muore perché colpito al petto da una bomba a mano SRCM lanciata da Maurizio Murelli, editore ufficiale della destra radicale italiana dagli anni ’80. Altri due ordigni analoghi, lanciati si direbbe in modo sommario, fortunatamente non colpiscono nessuno.

Sulle bombe a mano così denominate (SRCM), diede la sua versione Sergio Calore, rispondendo in aula alle domande del sostituto procuratore Guido Salvini nel processo per la strage alla Banca nazionale dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969 a Milano. In quella circostanza il tiburtino dichiarò altresì che il fallimento del colpo di Stato del “principe nero” Junio Valerio Borghese del 7-8 dicembre 1970, fu dovuto alla mancata reazione popolare dopo la «strage comunista» dell’anno prima.

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Calore disse che le bombe «erano custodite in una busta che ne conteneva 36. Esse mi vennero consegnate da Paolo Signorelli» (fondatore del circolo dichiaratamente fascista intitolato a Drieu La Rochelle, con sede a Tivoli; al quale aderì successivamente l’altro terrorista Pierluigi Concutelli) e una sezione-«distaccata» a Guidonia Montecelio).

«Confermo che erano quelle in uso allora – i dettagli di Calore –, di colore rosso, e ricordo che il numero di lotto faceva riferimento agli anni ’60. Signorelli mi disse che tali bombe a mano provenivano dalla stessa cassa di quelle che a Milano erano state usate durante la manifestazione in cui fu ucciso l’agente Antonio Marino. Mi furono affidate – precisa Calore – affinché io le custodissi ed infatti le riposi in un cunicolo, all’interno dei ruderi di Villa Adriana, che serviva da ripostiglio al padrone di un ristorante, posto fuori dalla villa, che conosceva Signorelli. Era un cunicolo chiuso da una semplice porta di legno a staccionata».

Signorelli e la cellula nera

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di Fabris Tullio

Paolo Signorelli nasce a Roma nel 1934. Già nel 1948, mentre studia al liceo classico Augusto, si iscrive al Movimento Sociale Italiano Nel 1953 è uno dei capi attivisti, si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche a Roma  e conosce Clemente Graziani scrivendo per la rivista “Ordine Nuovo” un mensile di politica rivoluzionaria. In breve diviene leader del FUAN-Caravella ed entra in contatto con Almirante, Rauti, De Marsanich e Michelini.

Da sempre ribelle alle gerarchie per la sua indole rivoluzionaria poco incline a scendere a compromessi, si forma culturalmente sulle opere di Julius Evola, Ezra pound, Drieu La Rochelle, Codreanu, Nietzsche ed Heidegger. In breve diviene uno degli ideologi del Movimento Sociale Italiano ma è sempre più insofferente verso il partito. Nel 1957, insieme a Rauti, Graziani, Maceratini, Sermonti e Delle Chiaie, fonda il Centro Studi Ordine Nuovo. Aderiscono anche Giuliano Bracci, Paolo Andriani, Bruno Acquaviva, Piero Vassallo, Silvio Adorni, Riccardo e Gastone Romani, Silvio Vitale, Nino Capotondi, Alfio Tagliavia, Stefano Mangiante, Gabriele Troilo, Antonio Lombardo, anche Giulio Maceratini, Gino Ragno, Marcello Perina e Adriano Romualdi, quasi tutti esponenti del MSI.

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Erano tutti in disaccordo con la linea moderata e di inserimento nel sistema portata avanti da Michelini e perché ritenevano smarrita la linea rivoluzionaria del MSI.

Nel 1959 si sposa con la moglie Claudia e nel 1962 si laurea in Scienze Politiche con una tesi sul sindacalismo rivoluzionario. Nel frattempo continua gli studi sugli insegnamenti evoliani di lotta alla corruzione e al materialismo del mondo moderno e della società contemporanea capace solo di negare i valori della tradizione.

Nel 1963 gli viene assegnata una cattedra presso il Liceo De Sanctis sulla Cassia dove insegna Storia e Filosofia.

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Nel 1965 partecipa (insieme a Rauti, Delle Chiaie, De Boccard, Giano Accame, Giannettini, Mario Merlino ed altri) ad un convegno organizzato dall’Istituto Pollio presso l’hotel Parco dei Principi a Roma per attuare la strategia della tensione.   Il convegno teorizzava la guerra rivoluzionaria quale argine all’avanzata del comunismo teorizzando una situazione che minacciava di divenire catastrofica e con l’intento di passare risolutamente all’azione. “…Un compito espressamente richiestoci dall’Alleanza Atlantica.” disse Edgardo Beltrametti nel suo intervento. 

In questa occasione emerge palesemente il raccordo fra estremismo di destra, militari e servizi segreti (SID). In particolare questi ultimi tenevano in grande considerazione Paolo Signorelli.

Nel 1968 si alza il livello e Signorelli si trova a partecipare agli scontri di Valle  Giulia dove gli studenti di sinistra si trovano sullo stesso fronte di quelli di destra. In quei giorni Signorelli affermò che “…il MSI era al di fuori della contestazione studentesca  e quando Almirante e Caradonna decisero di sgombrare l’ateneo romano lo fecero su mandato della DC”.

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Nel 1969 Signorelli si è trasferito a Tivoli dove insegna in un liceo della cittadina. In quell’anno   fonda il circolo “Pierre Dieu La Rochelle” insieme ad  Aldo Tisei e Sergio Calore. 

In parallelo nasce a Milano il  circolo “La Fenice” condotto da Giancarlo Rognoni. I due circoli nascono con contemporaneamente ed hanno scaturigine dalla medesima volontà rivoluzionaria. Tivoli e Milano. Rognoni e Signorelli. I due si conoscono da tempo ed hanno le stesse idee. Tanto che subito iniziano le pubblicazioni a Milano del bollettino “La Fenice” e a  Tivoli del bollettino “Noi Europa”. I contenuti dei due pamphlet sono i medesimi

Nel 1969 inizia la stagione degli attentati. Ordine Nuovo cerca di “catturare l’attenzione provocando shock, orrore e paura” per preparare il terreno a successive azioni di ripristino dell’ordine costituito.  Da tempo Signorelli è il numero due di Ordine Nuovo con l’incarico di Responsabile Operativo e frequentemente si reca fuori Roma per contattare le varie cellule ordinoviste sul territorio nazionale.  

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A febbraio del 1969 un ordigno scoppia a Roma davanti al Senato.

A marzo a Roma viene lanciata da un’auto una bomba a mano contro il ministero della Pubblica Istruzione.

Ad aprile una bomba viene fatta esplodere contro la sede RAI TV di Roma

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Nella primavera del 1969 un ordigno viene gettato nell’ufficio del Rettore dell’Università di Padova.

L’8 ed il 9 agosto 1969 esplosero otto bombe posizionate su diversi treni delle FS, presso le stazioni di Chiari, Grisignano, Caserta, Alviano, Pescara, Pescina e Mira, mentre altre due bombe verranno ritrovate, inesplose, nelle stazioni di Milano Centrale e Venezia Santa Lucia. Le esplosioni non hanno causato morti ma 12 feriti e ingenti danni alle vetture.

Ad agosto del 1969 un grosso ordigno viene scoperto nel Palazzo di Giustizia a piazzale Clodio.

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Il 2 ottobre 1969 un ordigno viene piazzato presso la scuola Slovena a Trieste.

Il 6 novembre 1969 viene rinvenuto un ordigno a Gorizia presso il cippo di confine italo-jugoslavo. 

In totale nel 1969 vi furono circa 97 attentati dinamitardi attribuiti all’estrema destra.

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Il 12 dicembre 1969 si arriva al culmine della stagione: a Milano, in piazza Fontana un potente ordigno viene fatto esplodere all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura provocando 17 morti ed 88 feriti.

Contemporaneamente a Roma deflagrarono altri ordigni: alla Banca Nazionale del Lavoro (14 feriti), all’Altare della Patria e all’ingresso del Museo del Risorgimento a piazza Venezia (4 feriti).

Dell’ordigno milanese sappiamo ormai quasi tutto.

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Delle bombe romane vennero indicati, dopo le rituali false accuse agli anarchici, Stefano Delle Chiaie, Mario Merlino ed altri.

Le finalità di questa stagione di orrore e terrore è quella ben descritta nel corso del convegno dell’Istituto Pollio.

La regia è quella di Ordine Nuovo.

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