Nel suo resort, il Dora, Donald Trump riunisce i rappresentanti Repubblicani della Camera e annuncia la sua intenzione di imporre tariffe su chip per computer, prodotti farmaceutici e acciaio importato. Già imposti sull’alluminio e sul rame, il tentativo del presidente è quello di convincere i fabbricanti a produrre negli Stati Uniti.
«Se vuoi smettere di pagare le tasse o i dazi devi costruire il tuo impianto proprio qui in America» e così il presidente sottolinea che altri e nuovi dazi potrebbero essere applicati in un «futuro molto prossimo» cosicché la produzione di tali beni essenziali sia riportata negli Usa.
Interessato a proteggere gli interessi del suo popolo, Trump rivela a dei giornalisti in viaggio con lui che Microsoft è in trattative per acquistare Tiktok. L’app, scaricata da 170 milioni di utenti americani, è stata brevemente oscurata prima che il 19 gennaio entrasse in vigore una legge che vedeva ByteDance obbligata a venderla per motivi di sicurezza nazionale.
Dopo essere stato avvertito da dei funzionari statunitensi del rischio che i dati degli americani potessero essere utilizzati in modo improprio da ByteDance, il presidente ha dunque firmato – appena entrato in carica il 20 gennaio – un ordine esecutivo che avrebbe ritardato di 75 giorni l’applicazione della legge.
In trattativa con diverse parti per l’acquisto di Tiktok, Trump rivela che prenderà una decisione riguardo al futuro dell’app entro i prossimi 30 giorni. Per il momento, il migliore offerente sembra essere il colosso dell’informatica Microsoft.