I Beatles partirono senza Ringo: lo sostituì Jimmy Nicol

Dal 4 giugno 1964, per 10 giorni, il batterista dei Fab Four, ricoverato in ospedale, fu sostituito. Uno dei primi esempi di come l’identità possa essere replicabile per esigenze dell'industria culturale mostrando anche il lato effimero del successo

I Beatles partirono senza Ringo: lo sostituì Jimmy Nicol
I Beatles con Jimmy Nicol
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4 Giugno 2025 - 16.10 Culture


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di Marcello Cecconi

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«It’s getting better» (sta andando meglio), rispondeva Jimmy ogni volta che qualcuno dei Beatles, quel pomeriggio del 3 giugno 1964, gli chiedeva come stava procedendo il suo adattamento alla batteria di Ringo Starr. Jimmy Nicol, nel cuore della Beatlemania e a un passo dal delirio globale, si trovò a dover sostituire il batterista dei Fab Four solo il giorno precedente alla partenza della loro seconda tournée internazionale che prevedeva tappe in Danimarca, Paesi Bassi, Hong Kong, Australia e Nuova Zelanda.

Ringo aveva dovuto essere ricoverato a Londra per una forte tonsillite e Brian Epstein e George Martin (manager e produttore) decisero che lo spettacolo doveva continuare. Il prescelto fu lui, Jimmy Nicol, un batterista turnista che aveva inciso alcune cover dei Beatles. Nicol venne convocato in fretta e furia, gli vennero tagliati i capelli in stile caschetto e fatti indossare i vestiti di scena di Ringo. Aveva meno di 24 ore per imparare la scaletta e il 4 giugno era già sul palco di Copenaghen, accolto da grida isteriche e flash impazziti. Per cinque concerti, Nicol fu un Beatle, con tutto il peso, la gloria e la solitudine che questo comportava.

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Jimmy Nicol nello studio dei Beatles il 3 giugno 1964, prima della partenza

Quell’episodio racconta bene che i Beatles nel 1964, non erano solo un gruppo di eccellenti musicisti innovatori ma anche un’impresa culturale la cui macchina produttiva non poteva permettersi intoppi. Ecco perché Jimmy Nicol non fu solo un “casuale” sostituto ma uno dei primi esempi di come l’identità possa essere replicabile per esigenze mediatiche.

Intorno ai Beatles ruotavano interessi enormi: discografici, promozionali, mediatici, persino geopolitici, in piena guerra fredda culturale tra Occidente e blocco sovietico. Erano già un brand, una macchina mediatica e simbolica che andava oltre le persone fisiche che la componevano e l’operazione Nicol equivaleva a quello che oggi è il cambio di attore in una serie Tv miliardaria, un elemento intercambiabile nella catena di montaggio dell’entertainment.

È un esempio perfetto di quanto l’identità, anche quella artistica, potesse e possa essere strumentalmente replicabile e manipolabile per garantire la continuità del prodotto. In quell’episodio si legge l’essenza di ciò che la Scuola di Francoforte chiamava “industria culturale”: la cultura trasformata in bene di consumo e la creatività soggetta alle logiche di produzione e distribuzione industriale capitalistiche.

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Oggi, in un mondo dominato da intelligenze artificiali creative e cantanti virtuali, la sostituibilità dei performer ha assunto nuove forme, ma quell’estate del 1964 ci ricorda che la spersonalizzazione dell’artista non è un’invenzione contemporanea. Jimmy Nicol, con la sua professionalità e la sua rapida scomparsa dalla scena, è stato uno dei primi a incarnare l’anonimato glorioso del supplente perfetto.

Quando Ringo, 10 giorni dopo, raggiungeva l’Australia per riprendersi il ruolo, Jimmy era così deluso che preferisce non salutare nessuno: raggiunse l’aeroporto la notte mentre gli altri Beatles, quelli veri, dormivano. Qui lo accolse Epstein che gli regalò un assegno di 500 sterline e un orologio d’oro con la scritta: “Dai Beatles e Brian Epstein a Jimmy – con apprezzamento e gratitudine”. Racconterà in seguito: “È stato come toccare il cielo e poi essere scaraventato giù. Tornato a casa, nessuno voleva più parlarmi. La mia carriera era finita prima di cominciare.”

Sessant’anni dopo, l’episodio di Jimmy Nicol non è solo un fatto di costume pop. È uno spunto per riflettere su identità e sostituibilità nell’epoca dello spettacolo, sulla pressione della performance e su quanto velocemente la cultura popolare possa divorare i suoi stessi protagonisti. Mentre i Beatles diventavano leggenda, Jimmy Nicol scompariva nella penombra lasciando però un’impronta simbolica del lato effimero del successo che ancora oggi, tra reality show e hit virali, continua a mostrare destini fragili.

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