Non è solo proibendo che si educano i giovani

Una riflessione che parte dalla derivazione latina della parola. Le riflessioni di Hannah Arendt e dello psicologo Erikson per comprendere cosa significhi oggi “educare”. È necessario educare al pensiero per “assumersi la responsabilità del mondo”

Fonte: raiscuola.rai.it
Preroll AMP

redazione Modifica articolo

29 Settembre 2025 - 14.56 Culture


ATF AMP

di Giada Zona

Top Right AMP

Siamo oggi di fronte ad un modello educativo, quando c’è, che si riduce a divieti e punizioni come dimostrano le ultime misure adottate nelle scuole italiane: cellulare proibito tra le aule scolastiche, bocciare con l’insufficienza in condotta e studiare le poesie a memoria. Ma è così, in maniera piuttosto semplicistica, che si può affrontare questa grande questione che riguarda giovani e giovanissimi, famiglie e scuola?

 La riflessione può prendere spunto dal significato più profondo di “educare” che troviamo nella tradizione latina: cioè  “educere”, ovvero “trarre fuori, allevare”. Nel 1961, nel suo libro “Tra passato e futuro”, Hannah Arendt scriveva che “educare” era “assumersi la responsabilità del mondo”. Forse bisogna partire proprio da qui per comprendere le nuove sfide dell’educazione.

Dynamic 1 AMP

Proibizioni che incitano gli studenti a conformarsi a delle regole già scritte, ma come può aiutare loro ad “assumersi la responsabilità del mondo”? Mentre il dibattito, la creatività, lo spirito critico e la voglia di mettersi in discussione sono i migliori strumenti educativi che rimangono spesso sullo sfondo.

Per dare una nuova vita all’educazione, per “assumersi la responsabilità del mondo” e per “trarre fuori, allevare”, oggi è necessaria maggiore cooperazione tra genitori e docenti, ma anche meno divieti a scuola e uno sguardo più innovativo, abbandonando vecchi strumenti per lasciare il posto a nuovi modelli educativi.

Genitori e docenti sono figure fondamentali per l’educazione di un adolescente ma, paradossalmente, oggi “educare” vuol dire anche confrontarsi con l’atteggiamento talvolta ostile dei genitori verso gli insegnanti. Quante volte abbiamo sentito storie surreali, come i genitori che se la prendono con gli insegnanti perché sua figlia ha preso un brutto voto? E’ una trappola dove cadono alcuni genitori che ritengono inaccettabile che qualcun altro possa giudicare il loro figlio o figlia. Sul ruolo dei genitori e dei docenti uno spunto interessante proviene dallo psicologo  Erik Erikson che invitava i genitori e gli insegnanti a non mostrarsi come figure idilliache ma degli esseri umani come gli altri –con le proprie fragilità, i propri pregi e difetti– in modo che gli adolescenti possano considerarli come figure di riferimento, ma possano anche contrapporsi a loro, se necessario.

Dynamic 1 AMP

Certi tabù vanno abbattuti così come è arrivato il momento di portare l’innovazione tecnologica sui banchi di scuola per renderla alleata e non nemica. Non c’è bisogno solo di nozioni da manuale ma di strumenti per capire il mondo. E’ stato l’Istituto Superiore di Sanità a dichiarare che i giovani tra i 15 e i 24 anni hanno contratto più della metà dei nuovi casi di infezione da HIV e, anche di fronte a questi dati, l’educazione sessuale fa ancora scandalo ed è persino diventata una questione politicizzata. Come si usa dire, una “cosa di sinistra”.

Educare al pensiero storico, perché ciò che c’è oggi è spesso il riflesso di scelte passate; pensare filosoficamente, comprendendo come le riflessioni dei filosofi di ieri siano utili per comprendere la società odierna riprendendo l’esempio del professore di filosofia Matteo Saudino. Bisogna educare all’uso delle tecnologie, alla sensibilità culturale, al rispetto dell’altro e a riconoscere le disuguaglianze e discriminazioni per tentare di ridurle nel nostro piccolo. Il genitore e l’insegnante non devono essere solo bravi a dare delle risposte, ma anche a fornire delle domande e a stimolare un dibattito critico e riflessivo.

FloorAD AMP
Exit mobile version