di Giuliano Santoboni
L’anno prossimo saranno quarant’anni di lotta cittadina contro i rifiuti.
Ne abbiamo parlato con Umberto Calamita, figura e memoria storica del Comitato per il Risanamento Ambientale, il CRA, che nasce come aggregazione di associazioni, comitati e sindacati per opporsi ad un triste, apparente ed inevitabile destino: far diventare Guidonia Montecelio la capitale regionale dei rifiuti.
Umberto, raccontiamo la storia partendo dalla fine: dopo tanti anni di lotta, il Tmb è stato chiuso grazie alle iniziative legali dei cittadini.
Beh, sì. Il Tmb è chiuso grazie a due sentenze, quella del Consiglio di Stato prima e quella del Tar poi, emesse a fronte di ricorsi presentati dalle associazioni di cittadini. È una vittoria storica, che sancisce un principio fondamentale nell’ordinamento italiano: sanatorie in materia ambientale non se ne fanno. Ma comunque non abbassiamo la guardia, in tanti anni abbiamo subito troppe giravolte, siamo sempre pronti a nuove battaglie.
A proposito di nuove battaglie, chiunque sia capitato ad avere a che fare con la giustizia sa che si tratta di un percorso lungo e costoso. Come fate a finanziarvi e quanti soldi sono stati spesi finora?
La nostra battaglia ultradecennale, a suon di manifestazioni, carte bollate, raccolte di contributi economici necessari che solo alla fine del 2024 ha dato dei frutti tangibili e che ha fatto scoprire tutto il marcio che per oltre quindici anni ha permesso illegittimità a raffica.
Recentemente abbiamo fatto un conto abbastanza preciso su quanto questa battaglia sia costata: solo per proporre e seguire i ricorsi al tribunale amministrativo e le denunce alla Procura della Repubblica sono stati raccolti e spesi fino ad oggi circa 30.000 euro. Ma come dicevo prima, la battaglia è tutt’altro che terminata. Infatti, finché il privato non avrà bonificato l’area e l’impianto TMB non sarà stato demolito, non si potrà cantare vittoria.
Un ricorso al TAR costa, solo di deposito, 650 €, mentre quello al Consiglio di Stato 975 €. Ma c’è poi da pagare la tutela legale. Il nostro ottimo avvocato ci “tratta bene”, ma comunque gli assicuriamo una parcella legale di 2.500 € per ogni procedimento. Sappiamo che spesso i privati ma anche i Comuni pagano oltre 10 mila euro
Tutto finanziato con cene, raccolte di fondi, le ben note “materassate” e donazioni. Durante il Carnevale di Guidonia, ad esempio, ci sarà uno stand del CRA dove sarà possibile raccogliere piccole donazioni. E’ anche e sempre attiva la PostePay del Comitato, chiunque può farci una donazione, anche piccola. Il numero è 4023 6010 4739 7757, intestata a Umberto Calamita in qualità di tesoriere del CRA.
Dici piccole donazioni, vuol dire che a contribuire sono semplici cittadini?
I politici si tengono alla larga dal contribuire a queste collette ma anche dal partecipare alle iniziative, rivelando, in tal modo, la loro indole di appoggio acritico alle lobby locali, cioè i palazzinari, i travertinari, i cementieri e, dulcis in fundo, i “monnezzari”.
Aver individuato, una quindicina d’anni fa, durante le discussioni interne alle associazioni ed in modo ben chiaro, queste quattro lobby che condizionano la vita pubblica del territorio guidoniano, ma anche tiburtino e fontenovino, è stato un interessante risultato “politico” che ha dato maggiore forza alla battaglia. A tale risultato diede un importante apporto un nostro compagno di lotta che purtroppo non c’è più: si tratta di Luciano Apolito, che è stato un ottimo organizzatore, sindacalista, impegnato presso il Comune di Guidonia Montecelio ma anche sul territorio.
Facciamo un po’ di storia. Dicevamo che l’anno prossimo saranno 40 anni dalle prime proteste.
Si è cominciato con l’opposizione alla discarica dell’Inviolata, che risale al 1986, quando nacque il Comitato Cittadini di Guidonia e Santa Lucia per contrastare l’ubicazione dei primi due invasi, chiaramente irregolari e giudicati abbastanza vicini agli abitati soprattutto lungo la Via provinciale Palombarese.
I cittadini avevano anche allora ragioni da vendere, perché gli invasi erano non isolati dal terreno sottostante, i rifiuti erano totalmente indifferenziati e maleodoranti, le autorizzazioni erano poco chiare, tanto che al Comune di Guidonia Montecelio non venivano date risposte a chi chiedeva la trasparenza degli atti.
Il Comitato vedeva emergere soprattutto il lavoro puntuale di Alfredo Pinsone che però si appoggiava ora sulle promesse, non mantenute, del Pci, ora su quelle dell’Msi, ora su quelle dei Verdi. Anche le prime manifestazioni ed i primi ricorsi non videro alcun risultato tangibile, ma rivelarono però gli intrecci collusivi tra poteri locali, dirigenti provinciali e regionali, magistrati tiburtini. Una volta lo stesso Pinsone, con alcuni cittadini, vennero prelevati dalla Questura di Tivoli e minacciati di denunce, da parte di un giudice tiburtino.
Quindi si è cominciato subito a fare ricorsi contro queste scellerate decisioni politiche, però i risultati erano abbastanza deludenti. Ma i cittadini non hanno mollato.
I ricorsi erano proposti dal Comitato contro le prime autorizzazioni comunali e regionali, in particolare, contro le Ordinanze emergenziali firmate da Bruno Landi, socialista, e poi da Rodolfo Gigli, democristiano, a cavallo del 1990. Tali ricorsi venivano puntualmente respinti dai giudici del TAR, perché venivano discussi almeno dopo sei mesi, quando le autorizzazioni avevano invece una validità al massimo trimestrale.
La Soprintendenza archeologica e persino il ministro dei Beni culturali in persona cominciavano anch’essi a firmare atti che avvertivano che l’ubicazione di una discarica per rifiuti urbani all’Inviolata fosse da respingere, perché l’area era piuttosto da proteggere come preziosa zona residua della storica Campagna Romana.
Nonostante tutto ciò, la Regione Lazio diede, dal 1991, l’incarico ad una società appena formatasi, Eco Italia ’86 srl appartenente al Gruppo imprenditoriale di Manlio Cerroni, per gestire la discarica dell’Inviolata. Questa società non aveva, al tempo, nessuna precedente esperienza, non aveva neanche una sede sociale, ma ottenne l’autorizzazione direttamente da Rodolfo Gigli, con tanto di Ordinanza ad hoc. Poco prima, la Giunta regionale precedente era caduta ed il suo presidente, Bruno Landi, s’era dimesso, passando a lavorare direttamente per il Gruppo Cerroni come addetto commerciale.
In tal modo e con questi appoggi espliciti ed impliciti, la discarica dell’Inviolata è cresciuta fino ad arrivare a contenere ben sei invasi di cui l’ultimo è tuttora sotto sequestro da parte della Procura di Tivoli perché illegittimamente autorizzato dalla Regione e che, naturalmente e prevedibilmente, hanno inquinato abbondantemente il suolo ma soprattutto il sottosuolo e la falda acquifera con un danno ambientale enorme.
A quanto sembra, la discarica, seppur chiusa dalla Regione per incapienza, è un mostro che continua ad inquinare.
Basti immaginare quel che può causare una collina di rifiuti indifferenziati di 150 m sul livello del mare con accatastati 3.500.000 di metri cubi di immondizie – tra cui pneumatici, fusti tossici, batterie, amianto, come venuto alla luce dal processo tuttora in corso a Tivoli – e senza adeguate protezioni, né dall’alto, perché l’attuale copertura degli invasi è provvisoria e non tiene alle intemperie, né dal basso, vista l’assenza di impermeabilizzazione dei primi invasi.
Dal 2011 c’è in corso una Conferenza dei servizi sulla futura bonifica del sito della discarica, che è chiusa dal febbraio 2014. La bonifica dev’essere attivata a causa dell’inquinamento della falda da metalli pesanti come manganese, arsenico, nichel, ferro, ma anche tallio e cadmio, tutti ben oltre le soglie ammesse dalla norma. Ma l’inquinamento, e questo pure era prevedibile, deriva anche dal rinvenimento nelle acque sotterranee di composti organici come il benzene, il dicloroetilene ecc.
La presenza delle associazioni locali anche in questa Conferenza dei servizi è stata costante e rappresenta un pungolo continuo sulla poca efficienza degli enti pubblici, tutti tesi a trattare con i guanti bianchi il gestore della discarica.
Tra i vari comitati si è praticamente creata una “federazione” di vari soggetti associativi.
Il CRA è nato nel 2007, come un necessario tentativo di coordinare le diverse associazioni territoriali interessate alle lotte di difesa ambientale e di tutela naturalistica, storica e paesaggistica.
Il punto di saldatura lo si ebbe sull’opposizione al nuovo impianto di trattamento meccanico biologico, sempre del Gruppo Cerroni, che doveva sorgere accanto alla discarica di Eco Italia.
Ancora una volta, la Regione Lazio ha fatto “carte false” per permettere la costruzione del TMB, andando a corrispondere pienamente alle aspettative del privato, tanto da modificare il perimetro del Parco dell’Inviolata, nato nel 1996 ma mai di fatto reso fruibile alla popolazione. Il privato ha fatto una tale pressione sulla Regione che la modifica dei confini del Parco è stata approvata dal Consiglio regionale, all’interno della Legge finanziaria del febbraio 2005, con un emendamento di due righe e mezzo, che ha enucleato l’area degli impianti da quella protetta, consentendo così la sopravvivenza della discarica e la costruzione del TMB.