L’altro giorno il Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa ha detto: “Tutti parlano del futuro dei palestinesi ma nessuno parla con i palestinesi”. Ed è vero. Si discute della Palestina e dei palestinesi come se il loro destino dovessere essere deciso dall’alto e loro dovessero subire la volontà altrui.
Al massimo una concessione e non un diritto, con il popolo palestinese parte passiva della storia.
Proprio questo è stato il senso dell’iniziativa organizzata a Tivoli da Globalist e dall’Anpi che ha visto l’ambasciatrice di Palestina Abeer Odeh parlare per la prima volta in un evento pubblico dopo i fatti del 7 ottobre e l’inizio della guerra di Gaza. Una iniziativa pacifista nel solco del diritto internazionale per chiedere non morti non feriti, non nuove distruzioni e rappresaglie ma per chiedere il rispetto del diritto internazionale umanitario e delle risoluzioni dell’Onu che hanno sancito il diritto all’esistenza dello Stato di Palestina.
Abeer Odeh, che appartiene alla comunità dei cristiani di Terra Santa, ha spiegato con parole molto dirette le sofferenze del popolo palestinese, le vessazioni, il dover vivere senza avere una patria. Gaza una prigione a cielo aperto e in Cisgiordania sotto occupazioni le violenze dei coloni che assaltano e uccidono i palestinesi – spesso con la complicità di esercito e polizia – per intimidirli e cacciarli dalla loro terra.
Una vicenda, quella delle violenze dei coloni, così grave che perfino gli Stati Uniti hanno manifestato il loro disappunto con Israele mentre la Francia e altri paesi (ma non l’Italia) vogliono mettere al bando gli estremisti di destra israeliani. Anche per questo Abeer Odeh ha auspicato maggiore coraggio da parte del governo italiano a sostenere la causa palestinese.
L’iniziativa fa parte dei ciclo di conferenze “Tivoli città della pace e del dialogo” che ha l’ambizione di far diventare la storica città vicino Roma un luogo internazionalmente riconosciuto quale punto di irradiazione del dialogo.
L’incontro con Abeer Odeh ha dimostrato che la questione palestinese può essere affrontata non solo attraverso una logica di violenza ma dando forza al diritto umanitario internazionale, unica via per una pace giusta. Ma c’è bisogno che agisca la comunità internazionale, che abbia più peso il ruolo della Nazioni Unite perché non si vuole che prevalga solo la logica del più forte.
Ma è importante anche la spinta dal basso, ossia da opinioni pubbliche consapevoli che spingano i loro governi a modificare i parametri attuali che sono alla base di tante ingiustizie planetaria.
Con Abeer Odeh sono intervenuti Gianni Cipriani, fondatore di Globalist e ideatore del ciclo di conferenze e iniziative, e Umberto De Giovannangeli, uno dei maggiori esperti di Medio Oriente. L’introduzione di Gabriele Simonelli, presidente dell’Anpi di Tivoli che ha partecipato all’organizzazione dell’iniziativa che ha visto anche il saluto del sindaco della città Giuseppe Proietti.
La sensazione è che un processo virtuoso si sia messo in moto e che Tivoli possa davvero diventare un luogo di riferimento. Ma con l’impegno di tutti in uno sforzo condiviso. La pace parte dal basso.
tivoli@globalist.it
Argomenti: Palestina Guerra di Gaza