di Giuliano Santoboni
Si chiude la vicenda giudiziaria sull’impianto di biometano. La Montecelio Renewables S.r.l., la società di proprietà della multinazionale olandese che sta costruendo impianti simili in tutta Europa, ha formalmente rinunciato al ricorso pendente davanti al TAR del Lazio contro l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione che era stata concessa dal Comune con la procedura del silenzio assenso.
L’incredibile vicenda di incuria amministrativa era stata sollevata dal quotidiano online Tiburto.tv e aveva immediatamente acceso gli animi dei cittadini giustamente preoccupati del significativo impatto ambientale che l’impianto avrebbe portato con se.
“La mobilitazione popolare e stata determinante per spingere l’amministrazione comunale ad impegnarsi per rimediare al danno – dicono i cittadini – ed in particolare è una soddisfazione per quanti hanno firmato gli esposti alla procura per falso e si sono costituti difronte al TAR”.
La decisione mette fine a una lunga e complessa vicenda amministrativa e giudiziaria, segnata da atti contrastanti da parte del Comune.
Il progetto, autorizzato nel 2024 tramite Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), riguardava un impianto di produzione di biometano da biogas con una capacità di 500 Smc/h. Dopo il deposito della PAS e dopo la scadenza dei termini e la sollevazione popolare, il Comune aveva però avviato un primo procedimento di annullamento in autotutela per tentare di revocare il titolo autorizzativo, ma il TAR Lazio con sentenza dell’aprile 2025, non appellata dall’amministrazione comunale, non ne ha ammesso il ritiro.
Nonostante ciò, a distanza di poche settimane dalla sentenza, il Comune sempre spinto dai cittadini, ha avviato un secondo procedimento di annullamento in autotutela nel maggio 2025. Anche questo atto è stato impugnato dalla società, dando origine al nuovo ricorso.
Nel corso del giudizio, tuttavia, la Montecelio Renewables ha rivalutato la sostenibilità dell’iniziativa, evidenziando come il progetto fosse stato oggetto di due procedimenti di annullamento in meno di sei mesi, in un quadro di forte incertezza amministrativa. A questo punto arriva oggi quindi la comunicazione della rinuncia definitiva alla realizzazione dell’impianto.