Gli anni '80 di Gaber in un libro, anzi due
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Gli anni '80 di Gaber in un libro, anzi due

Sono stati gli anni del terrorismo, del post rapimento e uccisione dell’onorevole Moro e Gaber era lì, a indicare la sua visione insieme a Sandro Luporini.

Gli anni '80 di Gaber in un libro, anzi due
Giorgio Gaber
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21 Novembre 2023 - 00.58 Globalist.it


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di Giordano Casiraghi

Un anno importante per ricordare il grande lavoro di Giorgio Gaber scomparso il primo gennaio 2003, ormai vent’anni fa, quando aveva 64 anni. È uscito un film di oltre due ore, Io noi e Gaber, a lui dedicato, come sono usciti volumi che ne raccontano la sua opera in fatto di spettacoli e pubblicazioni discografiche. Il libro di Fabio Barbero, “Giorgio Gaber, Sandro Luporini e gli anni Ottanta” (Arcana, pagg. 407, 22€) ci conduce in un approfondimento decennale di quello che è successo in Italia attraverso lo sguardo illuminato di due intellettuali di razza come Gaber e Luporini.

Barbero aveva affrontato gli anni Settanta nel libro “Giorgio Gaber, Sandro Luporini e la generazione del 68”, uscito sempre per Arcana l’anno scorso. A questo punto Barbero ha proseguito l’indagine conoscitiva andando ancor più a fondo per affrontare il decennio successivo. E saranno ancora sussulti e sorprese, perché Gaber e Luporini hanno antenne sempre pronte a ricevere e trasformare in canzoni e prosa tutto quello che succede. I due non si vedono più per lavorare, come di consueto, all’Hotel Plaza di Viareggio, ma nella casa che Gaber ha preso sopra Camaiore, alla Padula.

Riflettono e tracciano percorsi che andranno a formare i nuovi spettacoli. E che spettacoli. Gli anni Settanta se ne vanno con l’eco di “Polli di allevamento”, con una ennesima disamina di quello che il cosiddetto movimento ha prodotto, sperato e in qualche senso fallito. I polli del Parco Lambro presi a calci come palloni, uno sfregio al consumismo, ma Gaber è stato vicino a quel mondo frequentando le università e Andrea Valcarenghi, fondatore di Re Nudo, una rivista e tanto altro.

Nel libro se ne parla, perché i confronti con quel mondo Gaber li ha sempre tenuti, andando ai collettivi di Re Nudo, partecipando a trasmissioni con le radio milanesi di allora, da Radio Popolare a Canale 96. Oggi quelle trasmissioni si possono ascoltare nel podcast che la Fondazione Gaber ha messo a disposizione  https://linktr.ee/FondazioneGaber, a ulteriore arricchimento. Perché di Gaber si continua a parlare e quest’anno per i vent’anni dalla scomparsa è stato realizzato il film documento “Io, noi e Gaber” di Riccardo Milani con testimonianze tra gli altri della figlia Dalia, di Paolo Jannacci, Ivano Fossati, Gianni Morandi e Michele Serra. E davanti a tanto materiale che ancora gira, ogni volta si ha l’impressione che il mondo che Gaber ha saputo costruire è davvero immenso. Più epoche, tutte meritevoli di interesse e tutte da portare all’attenzione delle nuove generazioni.

Questo libro di Barbero aiuta nell’approfondimento, di non sempre facile lettura, perché Gaber è sempre dietro l’angolo a scompigliare le carte. Il racconto va avanti scorrendo i vari album e gli spettacoli del decennio Ottanta, senza perdere di vista quello che Gaber aveva proposto nei Settanta, con rimandi a spettacoli come “Far finta di essere sani”, e nel decennio successivo Novanta. Infatti, nel 1980 Gaber fa uscire quello che diventerà il brano più controverso intitolato “Io se fossi Dio”, per il quale i due autori ebbero anche scocciature da affrontare. Racconta Sergio Farina, chitarrista e arrangiatore per molti spettacoli di Gaber, che l’artista ebbe poi modo di incontrare la famiglia Moro, al quale era rivolta una delle più sferzanti invettive della canzone. Un pensiero libero quello di Gaber e Luporini, mai disponibile a rispettare le convenzioni. Un pensiero che guardava oltre e Barbero già nelle prime tracce ricorda il valore di questa collaborazione: “… è difficile trovare qualcosa di simile nel panorama artistico italiano degli ultimi cinquant’anni. Questi due autori hanno portato sulle scene italiane spettacoli di rara profondità culturale, senza mai annoiare né scadere nel volgare, anzi riuscendo spesso a far sbellicare dalle risate. Hanno saputo rivestire di forme musicali e teatrali innovative un pensiero mai ovvio e spesso controcorrente, lontano dal nostro modo sempre più binario di pensare. Un patrimonio culturale unico nel suo genere, di cui una larga parte resta ancora quasi inesplorata”.

Eppure gli Ottanta iniziano con l’album “Pressione bassa” mentre “Io se fossi Dio” resta un caso a parte, retaggio di una voglia di sferzare l’opinione pubblica, in particolare quella del popolo giovanile della sinistra, quella voglia di scuotere che Gaber aveva già ben affrontato nell’album “Polli di allevamento” con la canzone “Quando è moda è moda”.

Negli Ottanta Gaber diventa sempre più attore portando in scena due spettacoli di prosa come “Il caso di Alessandro e Maria” insieme a Mariangela Melato e “Il Grigio”. Anni Ottanta che oggi vengono rivisti con grande interesse, mentre all’epoca venivano invece visti come anni di “riflusso”, ne parla Barbero nel libro. E infatti i Settanta hanno lasciato tracce indelebili nel mondo del teatro d’avanguardia e nella musica pop, mentre gli Ottanta parevano vivere troppo in leggerezza con i neo romantici Duran Duran e Spandau Ballet, ma negli Ottanta conquistano la popolarità artisti come Vasco Rossi e Franco Battiato. Quest’ultimo amico e vicino a Gaber fin dagli anni Sessanta. 

Tante altre cose da leggere lungo le oltre 400 pagine e vari QR Code che rimandano a tracce video perlopiù in collegamento con il canale you tube. 

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