La domanda (indubbiamente legittima): cosa c’entra Tivoli con il 12 dicembre 1969? cosa c’entra con quel “buco nero” della nostra storia patria?
Ebbene, senza pretesa alcuna, oggi pomeriggio, insieme, il «Circolo Gobetti», l’«Anpi» (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e «Tivoli Globalist», la nuova impresa editoriale al suo esordio pubblico, motiveranno quale relazione a loro giudizio è corsa tra il nucleo ordinovista del “Circolo La Rochelle” tiburtino, l’ordigno alla Banca nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana il 12 dicembre 1969 a Milano (17 morti, novanta feriti), la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 a Brescia (otto morti, centodue feriti), quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti oltre 200 feriti).
Dopo l’elencazione degli atti che maggiormente illustrano la «strategia della tensione» di matrice fascista così come definì Leslie Finer il 7 dicembre 1969 sul settimanale inglese The Observer, la strategia eversiva «basata principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario» (Dizionario di Storia, Treccani), si può passare alle gesta dei fascisti tiburtini, i soci del circolo La Rochelle
Fondato da Paolo Signorelli – insegnante dello Spallanzani, il liceo scientifico di Tivoli –, al suo interno vennero ideati e progettati gli attentati mortali contro i giudici Vittorio Occorsio, Roma, 10 luglio 1976, e Mario Amato (il giudice con le scarpe bucate) Roma, 23 giugno 1980. Per tale omicidio Signorelli venne condannato all’ergastolo per concorso morale. Entrambi, Amato e Occorsio, si erano distinti nel contrasto ai fascisti come prevede la Costituzione della Repubblica che vieta la formazione del partito fascista. Partì da Tivoli, secondo la deposizione di Sergio Calore, secondo il giudice Salvini il pentito più credibile dell’emisfero nero, il carico di bombe utilizzate il 12 aprile 1973 a Milano, nel «giovedì nero», la manifestazione proibita dal questore, presenti i fratelli La Russa, una delle quali colpì e uccise l’agente Antonio Marino.
Tra gli aderenti al circolo La Rochelle non può mancare la citazione di Pierluigi Concutelli, l’assassino di Vittorio Occorsio, il giudice «punito per aver aver sciolto Ordine nuovo» come si legge nel volantino della rivendicazione.
Nella città di Tivoli – ed anche a Guidonia Montecelio, dove il circolo aveva una succursale – il «La Rochelle» non è mai stato respinto. Di più. I perbenisti, che non mancavano di prendere parte agli appuntamenti “politici”, lo giudicarono come l’alternativa ai “rossi” di Autonomia, estremisti vs estremisti insomma. Con la “sottile” differenza che gli autonomi non hanno mai innescato bombe o impugnato un mitra o una pistola. A differenza dei seguaci di Paolo Signorelli, terroristi organici, parte di un progetto eversivo intenzionato al rovesciamento della democrazia e delle istituzioni repubblicane.