"Le città del mondo" di Eraldo Affinati: un viaggio tra memoria, cultura e luoghi dell’anima
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"Le città del mondo" di Eraldo Affinati: un viaggio tra memoria, cultura e luoghi dell’anima

Eraldo Affinati, nel raccontare il suo ultimo libro “Le città del mondo” edito da Feltrinelli, prende le mosse dalla città di Charkiv, cuore ferito dell’Ucraina e...

"Le città del mondo" di Eraldo Affinati: un viaggio tra memoria, cultura e luoghi dell’anima
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17 Febbraio 2025 - 20.21


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di Cinzia Mescolini

Eraldo Affinati, nel raccontare il suo ultimo libro “Le città del mondo” edito da Feltrinelli, prende le mosse dalla città di Charkiv, cuore ferito dell’Ucraina, e le sue parole si sciolgono subito nella trasfigurazione dell’esperienza emotiva e intellettuale che lo coinvolge: dall’immagine del piccolo Aleksandr – studente della scuola Penny Wirton – mentre gioca a pallone, al furore devastante della guerra in corso, fino alle pagine autobiografiche di “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, che a Charkiv sostò durante la ritirata degli alpini italiani dalla Russia. Un legame antico quello con lo scrittore alpino, considerando che Affinati ne è stato amico e attento studioso, tanto da curarne  l’intera opera edita per i Meridiani. 

Così, sabato primo febbraio, nel bel mezzo dell’affollato centro commerciale Tiburtino, Eraldo Affinati ha spiegato l’origine del suo libro che raccoglie visioni di città. La presentazione, organizzata dalla Libreria Coop, si sviluppa dialogando con Eusebio Ciccotti, dirigente scolastico in pensione, e con un pubblico numeroso e attento di lettori e insegnanti. 

Peraltro, il luogo e l’identità di chi è seduto ad ascoltarlo, raccontano qualcosa di significativo dell’autore stesso:  già, perché Eraldo Affinati alla fine degli anni Novanta è stato insegnante di Italiano proprio all’ITCG Pisano di Guidonia, poco distante dal centro commerciale tiburtino, e ha condiviso questa esperienza con il prof. Eusebio Ciccotti. Un’amicizia ventennale nata a scuola e di cui i due ricordano con affetto, tra le altre cose, la gita scolastica ad Auschwitz, una delle città iconiche narrate nel libro.

L’istruzione come possibilità di emancipazione e di riscatto, peraltro, è sempre rimasta nella sensibilità dello scrittore che infatti ha fondato a Roma, insieme alla moglie, la scuola gratuita di Italiano per migranti “Penny Wirton” oggi diffusa in tutta Italia con sessantacinque sedi.

Le “città del mondo” si configura dunque come un mosaico di descrizioni di città che sono per Affinati luoghi dell’anima, tanto da raccontarle attraverso la sua storia personale di uomo, di scrittore e di insegnante. A dominare, uno sguardo disincantato eppure pieno di passione, sempre percorso dall’attenzione agli ultimi.

Il libro, tra il Prologo a New York e l’Epilogo a Gerusalemme, si articola in tre sezioni: Le Città conosciute, le città sognate, le città inventate.

 Dalle sue parole emergono l’interesse all’incontro di culture diverse, il rispetto per la diversità, lo sguardo lucido sui conflitti geopolitici del presente e del passato; ma anche una grande fiducia nel potere salvifico della conoscenza: gli ultimi, gli emarginati, i predestinati all’esclusione sociale possono infatti cambiare il proprio destino acquisendo la capacità di dare nome alle emozioni e di costruire alternative  concrete e di prospettiva. Le parole di Don Lorenzo Milani, citato da Affinati accanto a Tolstoj per definire il paradigma culturale in cui si muove, risuonano attualizzate alla luce della complessità che caratterizza il tempo presente.

I luoghi dell’anima, da Bruxelles a Roma, da Bogotà a Aquisgrana, fino alle città inventate, sono così rievocati attraverso il filtro di un mondo interiore e di pensiero dai contorni definiti, di cui l’autore si è fatto portavoce – pensiamo, tra gli altri, a“Elogio del ripetente” – fin dalle prime opere. 

Nelle trecento “città del mondo” la scrittura si fa lieve, talvolta lirica, comunque sempre percorsa da un pensiero forte, attento agli ultimi, che risuona con chiarezza dalle parole di Eraldo Affinati anche nel chiasso di un sabato pomeriggio in un centro commerciale affollato.

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