di Marco Brocchieri
La ricostruzione post-bellica a Guidonia Montecelio
In questo articolo prosegue il racconto iniziato il 2 febbraio 2025 in Ottanta anni dalla liberazione dai nazifascisti, che si chiudeva con la nomina di Pietro Secondi a sindaco della città e le indagini degli Alleati sui crimini di guerra nazifascisti.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, il Comune di Guidonia Montecelio era molto diverso da come lo conosciamo oggi. Secondo i dati ufficiali relativi al referendum del 2 giugno 1946, gli elettori erano 6641. L’ultimo censimento del 1936, effettuato prima della fondazione della Città dell’Aria, riportava 5351 abitanti a Montecelio. Considerando entrambe le fonti, si stima che, al termine del conflitto, Guidonia contasse circa 1500 abitanti e Montecelio circa 6000. I quartieri odierni erano allora piccole borgate: Pantanelle, Le Barozze (oggi Villalba), Le Sprete (Villanova) e La Botte.
Le polemiche tra i CLN di Montecelio e di Guidonia
Nei due centri principali sorsero due distinti Comitati di Liberazione Nazionale (CLN), formati da rappresentanti dei principali partiti politici antifascisti. Tuttavia, emersero presto tensioni e contrasti tra le due realtà, che influenzarono l’Amministrazione Comunale e portarono, il 26 dicembre 1944, alle dimissioni del sindaco Secondi. Dai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Roma emerge che il principale motivo del conflitto era la proposta di trasferire la sede comunale da Guidonia a Montecelio, richiesta dal CLN del borgo medievale già il 20 novembre 1944 al Prefetto.
Il CLN di Guidonia, il 28 dicembre 1944, chiese al sindaco dimissionario chiarimenti in merito a una possibile scissione del Comune, dichiarando la propria opposizione al trasferimento della sede comunale e criticando l’operato del CLN di Montecelio. Nel gennaio 1945, il Prefetto nominò Secondi Commissario Prefettizio del comune, affiancato dal sub-commissario Andrea Bufalieri. Nell’aprile dello stesso anno, il comunista Pietro Tuzi divenne il nuovo sindaco.
I danni di guerra
Le amministrazioni comunali di Guidonia Montecelio si trovarono ad affrontare una situazione drammatica a causa dei danni di guerra. I servizi essenziali, come fognature e acquedotti, erano interrotti. Le incursioni aeree avevano colpito edifici pubblici, chiese, case parrocchiali, strade, scuole rurali e il cimitero. I danni ai privati furono stimati in 50 milioni di lire. Tra le priorità vi era la riparazione delle infrastrutture, e nel febbraio 1945 fu ripristinata la linea ferroviaria.
Anche la salute pubblica era in condizioni critiche: nell’aprile 1945 furono segnalati casi di pertosse, varicella, malaria e difterite, che causarono la morte di due bambini. Entro il novembre dello stesso anno, furono completati alcuni interventi urgenti, tra cui la riparazione delle fognature, il restauro delle mura del cimitero, la riparazione della Via Romana e l’attivazione di tre corsi di scuola media in collaborazione con una cooperativa. Tuttavia, la disoccupazione rimaneva elevata.
Le epurazioni
Nel luglio 1944, la giunta comunale sospese dal servizio una guardia municipale accusata di collaborazionismo con i nazisti. L’uomo era sospettato di aver denunciato l’ostetrica Concetta Piazza alle SS e, per ragioni di ordine pubblico, i partigiani lo avevano allontanato da Montecelio. La donna, che nascondeva alcuni soldati inglesi nelle campagne circostanti, fu arrestata, torturata nel carcere di Via Tasso e, al termine della guerra, insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare. La guardia municipale, assolta in appello, fu successivamente reintegrata, beneficiando dell’amnistia del giugno 1946 per i reati politici e militari.
Nel giugno 1945, su richiesta di alcuni partiti politici, la giunta deliberò modifiche alla toponomastica: Via Aldo Chiorboli divenne Via Antonio Gramsci e Piazza Italo Balbo fu rinominata Piazza Giacomo Matteotti. Si avviò inoltre il tentativo di epurare dalla pubblica amministrazione chi si era macchiato di collaborazionismo durante l’occupazione nazista.
Le elezioni del 1946
Le prime elezioni amministrative a suffragio universale si tennero in due tornate, tra la primavera e l’autunno del 1946, a causa delle devastazioni belliche. A Guidonia Montecelio si votò il 17 marzo e la lista di sinistra “Vanga e Stella” ottenne una netta vittoria con sedici seggi, mentre “Scudo Crociato Libertas” conquistò quattro seggi. Il primo sindaco del dopoguerra fu Gioacchino Sperandio. Gli assessori erano Aldo Giusti, Camillo D’Aquino, Umberto Ballacci e Andrea Concutelli. La giunta comunale si riunì per la prima volta il 14 aprile 1946. Sempre per la lista “Vanga e Stella”, a Tivoli fu eletto il medico e partigiano Ignazio Missoni.
Il 2 giugno 1946 si svolse il referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea Costituente. A Guidonia Montecelio la Repubblica ottenne 3290 voti contro i 2046 della Monarchia. Nei principali centri del territorio, come Tivoli, Monterotondo e Guidonia Montecelio, prevalse la Repubblica, mentre nei contesti più rurali la Monarchia raccolse maggiori consensi.
Per quanto riguarda l’Assemblea Costituente, i cinque partiti più votati a Guidonia Montecelio furono: il Partito Comunista Italiano (1248 voti), il Partito Repubblicano (1114), la Democrazia Cristiana (1073), il Partito Socialista Italiano (477) e il Blocco Nazionale della Libertà (418).
Si apriva così una nuova stagione politica e una fase cruciale nella storia di Guidonia Montecelio.
Per approfondire questi eventi, si consigliano i seguenti libri: “La Banda Ferraris e il Nord-est romano” di Marco Brocchieri, “Le ali di Guidonia” e “Cronache Guidoniane” di Eginaldo Giansanti, “La Polizia Municipale di Guidonia Montecelio” di Salvatore Ungaro e “La vita è un cammino contorto” di John Burns.