di Giuliano Santoboni
Nonostante le ingombranti e indesiderate presenze di discarica ed impianto rifiuti, il Parco Archeologico e Naturalistico dell’Inviolata è veramente un tesoro facente parte del grande paesaggio della cintura romana che si contraddistingue per i segni della attività e della presenza dell’uomo, che formano, con i pascoli, i seminativi, gli oliveti e i casali alternati ai segni della storia più antica e ai residui elementi naturali, il caratteristico paesaggio tipico dell’agro romano, caratterizzato da dolci ondulazioni collinari, e risultato di alterne vicende di sfruttamento del suolo.
E dopo quasi trent’anni avrà un suo Piano d’Assetto e un suo Regolamento come stabilito dalla L.R. 29/1997, redatti con l’obiettivo di indicare i criteri di gestione del Parco in grado di assicurare la tutela della biodiversità e di tutte le risorse contenute, e di associare ad essa opportunità concrete di sviluppo sostenibile per la comunità locale.
A giugno, poi, in occasione dell’anniversario dell’istituzione verrà anche pubblicata la guida ufficiale, realizzata in massima parte da associazioni ed esperti locali con il coordinamento e l’impegno economico da parte dell’Ente Parco dei Lucretili.
Vecchia e brutta storia
Finora dell’Inviolata, nulla è stato certo. A cominciare dai confini, ad esempio, disegnati trent’anni fa col pennarello nero e grosso su una carta troppo piccola, tanto che non si capiva bene se un terreno o una strada fossero dentro o fuori. Si capiva benissimo, invece, che tutta l’area costituita dall’attuale sede di impianto e discarica doveva essere inglobata nel perimetro, proprio per bloccare qualunque altro tentativo espansionistico dei monnezzari romani. Invano, purtroppo.
Non passò molto tempo dalla sua istituzione, infatti, che con un colpo di mano riuscito talmente tanto bene da uscire dall’invisibilità solo qualche anno dopo, in una finanziaria regionale dell’allora giunta Storace, qualcuno riprese in mano il pennarellone nero per togliere in una botta sola quasi 80 ettari di area protetta per far posto a nuovi invasi e al capannone del contestatissimo impianto TMB. Una vera ferita. Fisica, perché ha tolto dalla protezione colline, valli e corsi d’acqua, e storica perché poi di fatto ha condizionato pesantemente il futuro di tutta l’area: da 2 anni su quel pezzo di terra arrivano infatti centinaia di tonnellate di rifiuti romani ogni giorno.
La storia recente
Diciamolo chiaramente. Le regole di protezione naturalistica non sono mai piaciute alle varie giunte guidoniane, da sempre assetate di nuove aree per fare deroghe al piano regolatore e costruire nuovi quartieri o aree industriali. Fino al 2016, infatti, l’ente gestore del Parco dell’Inviolata è stato il Comune di Guidonia Montecelio, che avrebbe dovuto fare tutta una serie di adempimenti obbligatori, come appunto il Piano d’Assetto, la tabellazione, le iniziative di promozione e tutto il resto. Invece mai nulla è stato fatto.
In quell’anno con una intuizione di una serie di movimenti politici, comitati e associazioni di Guidonia Montecelio, e grazie ad un emendamento presentato dal Consigliere Regionale del M5S Devid Porrello e firmato dal resto del gruppo, venne infilato nella finanziaria regionale di quell’anno il passaggio della gestione dall’inadempiente Comune al più attivo Parco del Monti Lucretili, che territorialmente è il più vicino tra quelli regionali all’Inviolata. In questo modo ha potuto beneficiare di personale specializzato nella gestione di aree protette, fondi regionali, vigilanza e (diciamolo) anche tanto amore e passione.
Nasce da subito l’idea di commissionare alla Temi, società che già aveva realizzato quello ben più complicato ed articolato dei Lucretili, la redazione della pianificazione puntuale dell’Inviolata e contemporaneamente la definizione dei confini per poter procedere alla tabellazione e alla protezione.
Solo negli ultimi anni però c’è stata quella giusta combinazione di volontà politica, spinta cittadina e disponibilità degli operatori regionali per arrivare alla proposta votata la settimana scorsa dalla Comunità del Parco dei Monti Lucretili, l’organismo presieduto dall’attuale commissario del Parco Marco Piergotti che riunisce diversi enti tra cui tutti i 13 Sindaci dei comuni dei Lucretili più quello di Guidonia Montecelio.
Il criterio utilizzato per l’elaborazione del piano è stato il “Paesaggio”, inteso sia come elemento caratterizzante della forma del territorio, sia come espressione della storia e dell’evoluzione della copertura vegetale, sia come espressione della presenza e dell’attività dell’uomo sullo stesso territorio.
Nella lettura territoriale in chiave paesaggistica oltre che funzionale, dunque, una elevata attenzione è stata dedicata anche agli aspetti della presenza dell’uomo in questi territori, al fine di garantire la salvaguardia e valorizzazione degli aspetti culturali e storici del sito, che presenta elementi di elevato valore archeologico, storico-tradizionale e culturale.
Anteprima: cosa cambia e come contribuire
A norma di legge, a breve l’ente di parco pubblicherà un apposito avviso con il quale comunicherà il deposito del piano, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale). Nel periodo stabilito dalla legge chiunque potrà prendere visione e presentare osservazioni scritte all’ente di gestione. L’autorità competente per la valutazione ambientale strategica, ai sensi dell’articolo 15 del d.lgs. 152/2006, esprimerà il proprio parere motivato e l’ente di gestione, tenuto conto delle indicazioni contenute in tale indicazione, esprimerà il proprio parere in merito alle osservazioni al piano e trasmetterà tutto alla Giunta regionale. A quel punto, previo esame della struttura regionale competente in materia di aree naturali protette, presidente e assessori apporteranno eventuali modifiche ed integrazioni, pronunciandosi contestualmente sulle osservazioni pervenute e tutto passerà al Consiglio regionale per l’approvazione. Il piano approvato è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione è immediatamente vincolante nei confronti delle amministrazioni pubbliche e dei privati.
Come modifiche sostanziali rispetto alla legge originaria, la proposta di piano d’assetto attuale recepisce (purtroppo e per forza di cose) la tremenda mutilazione operata dalla giunta di Francesco Storace e apporta delle modifiche al perimetro, includendo delle aree di elevato interesse naturalistico e archeologico ed escludendo altre che durante la gestione comunale di fatto sono state urbanizzate con la costruzione di villette a schiera e di fatto inutili alla fruizione pubblica. Pubblichiamo in anteprima la mappa coi nuovi confini, in verde le aree aggiunte, in viola quelle estromesse. La ferita a forma di U la mutilazione.
Cosa si può fare e cosa no.
Palazzine? No. Speculazioni edilizie? No. Impianti industriali o per rifiuti? Ancora?? E no, basta.
Semplifichiamo molto, forse troppo: ci saranno zone del Parco dove la protezione dell’ecosistema naturale e delle presenze archeologiche sarà rigorosa, come è giusto che sia. Ma le attività agricole tradizionali saranno sempre permesse, e il recupero di casali e fondi sia a scopi residenziali che ricettivi saranno possibili prevedendo il rispetto di norme e regolamenti tipici delle aree protette.
Compito dell’ente parco sarà poi trovare la quadra con i proprietari dei fondi per dedicare alcune aree alla valorizzazione archeologica, alla realizzazione di percorsi e sentieri e ad aree idonee alla fruizione sostenibile dell’area, anche attraverso il Piano elaborato con l’obiettivo di passare dalla conservazione in senso stretto ad una più moderna e strategica tutela attiva, per la valorizzazione del “bene paesaggio”.
Obiettivi così complessi e ambiziosi possono essere perseguiti nel Piano non solo attraverso le destinazioni delle varie parti del territorio, ma anche dando una funzione non solo vincolistica, ma prettamente propositiva sia al Piano che al Regolamento, identificando quindi da una parte il sistema delle regole utili a garantire la salvaguardia dei beni, e dall’altra il sistema delle proposte e strategie utili invece e perseguire gli obiettivi di riequilibrio territoriale, promozione socio culturale e sviluppo delle comunità locali.
Con 29 anni di ritardo.