1957, il repubblicano Pacciardi scrive al ministro Tambroni dei "bisticci tra partiti" guidoniani: la strategia anticomunista nel nostro territorio
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1957, il repubblicano Pacciardi scrive al ministro Tambroni dei "bisticci tra partiti" guidoniani: la strategia anticomunista nel nostro territorio

Una lettera di Randolfo Pacciardi al ministro dell’Interno Tambroni rivela le pressioni politiche attraverso un’ispezione prefettizia al Comune di Guidonia Montecelio. L'influenza di Andreotti e le strategie di potere per evitare che il PCI governi anche a livello locale nell’Italia del dopoguerra.

1957, il repubblicano Pacciardi scrive al ministro Tambroni dei "bisticci tra partiti" guidoniani: la strategia anticomunista nel nostro territorio
il deputato del Partito Repubblicano Italiano Randolfo Pacciardi
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13 Dicembre 2025 - 11.36


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di Marco Brocchieri

«Il Sindaco è un Repubblicano, ma la Giunta è composta anche da indipendenti, socialisti e un comunista. Sono pasticci che avvengono in piccole località per bisticci tra partiti».
Così scriveva, il 21 ottobre 1957, il deputato del Partito Repubblicano Italiano Randolfo Pacciardi riferendosi al Comune di Guidonia Montecelio. Pacciardi fu Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nel Governo De Gasperi IV e Ministro della Difesa nei successivi tre governi, figura centrale dell’antifascismo repubblicano e poi della complessa stagione politica del dopoguerra.

Il destinatario della lettera era l’allora Ministro degli Interni Fernando Tambroni, che solo tre anni dopo, nel 1960, avrebbe guidato un governo monocolore democristiano sorretto dall’appoggio esterno del Movimento Sociale Italiano. Un passaggio che scatenò una stagione di proteste in tutto il Paese e che trovò il suo punto più tragico il 7 luglio 1960 a Reggio Emilia, quando le forze dell’ordine uccisero cinque manifestanti.
Questa però è un’altra storia.

Il Ministro degli Interni Fernando Tambroni

Tornando alla lettera di Pacciardi, il leader repubblicano continuava: «Però, come mi ha scritto Andreotti, l’esperienza dimostra che dove la D.C. si è impegnata a sfasciare amministrazioni repubblicane, ha finito per darle ai comunisti». Parole che rivelano non solo la tensione politica dell’epoca, ma anche un sottile gioco di equilibri interni tra le forze di governo: l’anticomunismo come bussola, ma anche come arma da maneggiare con prudenza.

Il motivo della corrispondenza era un’ispezione della Prefettura, che aveva riscontrato gravi irregolarità nell’operato della Giunta comunale di Guidonia Montecelio e paventava l’ipotesi di un commissariamento. Le contestazioni riguardavano soprattutto opere pubbliche e manufatti realizzati a spese del Comune; irregolarità che furono formalizzate in una nota riservata del Prefetto, datata 26 novembre 1957, inviata al sindaco con l’elenco dettagliato dei rilievi.

«Posso dirti per certo, senza fare pettegolezzi, che l’Ispettore di Prefettura è andato col proposito di sfasciare anche questa amministrazione e ciò sarebbe controproducente per l’azione di recupero che io vi sto svolgendo».
Pacciardi, infatti, dichiarava che si stava «occupando particolarmente del Lazio adoperandosi per raddrizzare le situazioni».

E ancora: «L’Amministrazione ha agito nell’interesse del Comune e con metodi più celeri impiegati anche dalla precedente amministrazione democristiana, come si può provare in ogni momento e senza che la prefettura insorgesse».
Una difesa articolata, che collocava le irregolarità nel solco di una prassi amministrativa consolidata, e che tuttavia metteva in luce la forte competizione tra partiti che, anche nei piccoli comuni, si giocava sul filo delle alleanze e delle operazioni di influenza.

Poi il passaggio centrale: «Se ti fidi di me ti prego di intervenire presso il Prefetto perché, pur facendo i rimarchi dovuti per il rispetto della legge vigente, abbia, per usare una tua espressione telefonica, la mano leggera per le conseguenze».
Un linguaggio diretto, quasi confidenziale, che mostra quanto fosse permeabile il confine tra controllo amministrativo e interferenza politica.

La lettera proviene dal fondo del Gabinetto del Ministero dell’Interno conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato, all’interno di un fascicolo che raccoglie l’intera istruttoria prefettizia. In quegli anni alla guida del Comune di Guidonia Montecelio sedeva il repubblicano Paolo Cerqua, figura centrale della vita politica cittadina, eletto in Consiglio Comunale con la lista Unione Cittadina. La giunta comunale e il sindaco avevano l’appoggio delle sinistre. Cerqua si trovò a gestire una fase amministrativa complessa, segnata da un procedimento penale contro uno dei suoi predecessori e da un rapporto oscillante con gli uffici prefettizi.

Questa lettera, trovata tra le carte del Gabinetto del Ministero dell’Interno, illumina una pagina poco nota della storia politica locale e, insieme, della strategia anticomunista nazionale. Gli anni della seconda metà dei Cinquanta furono attraversati da manovre sottili, da dossier riservati, da ispezioni “orientate” e da una fitta rete di relazioni informali tra ministri, prefetti, parlamentari e amministratori democristiani.
Guidonia Montecelio, spesso percepita come periferica rispetto ai grandi scenari politici, fu invece pienamente dentro questa trama: figure del territorio compaiono nei fascicoli, negli appunti riservati, nelle corrispondenze che mostrano un tentativo esplicito di pilotare gli equilibri amministrativi in funzione di una linea nazionale che temeva l’avanzata del PCI e guardava con sospetto alle amministrazioni sostenute da più partiti.
La lettera di Pacciardi non è solo una testimonianza amministrativa: è una finestra su un sistema di pressioni, condizionamenti e manovre occulte che, negli anni a cavallo tra il 1957 e il 1960, attraversò l’Italia e coinvolse anche la nostra area. Un frammento di storia che oggi, grazie agli archivi, torna alla luce e interroga il nostro modo di leggere il rapporto tra politica locale e strategia nazionale.

Le pressioni, le note riservate, le ispezioni e le interlocuzioni politiche che emergono dai documenti testimoniano un intreccio tra amministrazione e strategia politica nazionale che merita oggi una rinnovata attenzione storiografica.

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