di Giuliano Santoboni
Dopo il secco due a zero subito in tribunale dal gruppo Cerroni, il mese di febbraio si prospetta come decisivo per capire se le battaglie vinte dal Cra e dalle associazioni ambientaliste saranno ricordate come quelle che fanno vincere la guerra. Venerdì 31 alle 7.30 le telecamere di Buongiorno Regione di Rai 3 sono state davanti l’ingresso dell’impianto ad intervistare l’amministrazione comunale e le associazioni per fare il punto della situazione.
Umberto Calamita (Cra): “Ben due sentenze a distanza di pochi mesi hanno ormai fatto capire che questo impianto è illegittimo, Comune di Roma e Regione devono prenderne atto”.
Teresa Mazzocca (Ass. La Sesta Stella): “I cittadini manifestano da decenni la preoccupazione crescente per la salute e l’ambiente, minacciati da un impianto spacciato come sicuro e autorizzato. I fatti ci stanno dando ragione”.
Il punto dei procedimenti giudiziari
Da un comunicato del Cra, apprendiamo che sono due le date da segnare sul calendario: Il 19 Febbraio al Tar per un’udienza per stabilire se l’ultima “trovata” di Gualtieri di utilizzare il piazzale dell’impianto guidoniano per la trasferenza dei rifiuti sia legittima o no, e il 27 Febbraio davanti al Consiglio di Stato per una decisione che sa tanto di accanimento terapeutico da parte di Ambiente Guidonia del gruppo Cerroni verso l’impianto: è stato chiesto ai massimi giudici di esprimersi sulla legittimità della loro stessa decisione dello scorso mese di ottobre: sembra quasi una presa in giro.
Certo, i colpi di coda del pesce ormai ben saldamente catturato sono sempre possibili, ma appare quantomeno un’ipotesi remota che le sentenze dei tribunali amministrativi possano essere stravolte.
Che succede ora? Le ipotesi.
Ipotesi A, sentenza zombie: l’autorizzazione al trattamento dei rifiuti morta e sepolta viene riesumata.
E’ chiaramente lo scenario meno probabile e il peggiore per i cittadini. Le porte dell’impianto vengono riaperte e migliaia di tonnellate di rifiuti romani torneranno ad essere trattati. Ma il pronunciamento del Consiglio di Stato calpesterebbe pesantemente ben due sentenze inequivocabili, creando un precedente incredibile in tutto l’ordinamento giudiziario italiano.
Ipotesi B, Gualtieri rosicone: l’ordinanza dei 45 giorni viene considerata efficace.
Servirebbe solo a dare un contentino al sindaco romano, che per puro accanimento sta consentendo all’Ama di usare il piazzale del Tmb per svuotare i compattatori nei tir per ottimizzare i trasporti. Allo scadere dei 45 giorni (fine marzo) si leggeva nella stessa ordinanza di Gualtieri, Ama avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa. Ma si sa che in questo campo le proroghe che sembrano improrogabili sono pane quotidiano.
Ipotesi C, 4 a zero o al massimo 3 a 1: Vincono i cittadini e addio impianto.
Se arrivasse la “sberla” composta da entrambe le sentenze a favore dei cittadini, il gruppo Cerroni e Gualtieri non avrebbero neanche un barlume di speranza di poter utilizzare l’impianto di Guidonia, perlomeno durante il Giubileo. Via verso altri impianti, evidenziando ancor di più la fragilità endemica del piano rifiuti regionale.
Se invece il Tar sulla sola trasferenza dei rifiuti prende tempo o da ragione a Cerroni, si tornerebbe all’ipotesi B: niente trattamento rifiuti all’impianto (sicuramente la cosa più importante) ma travasi di monnezza fino ai 45 giorni garantiti dall’ordinanza, sempre che qualcuno non si inventi le proroghe.
Che fare adesso? La possibile richiesta di nuove autorizzazioni
Con la vittoria delle sentenze di ottobre e gennaio e auspicando una bella e rotonda Ipotesi C da 4 a 0, rimane la cattedrale nel deserto dell’impianto all’Inviolata senza uno straccio di autorizzazione, un capannone da 50 milioni di euro inutile e pure brutto, soprattutto pensandolo nel cuore del Parco dell’Inviolata. Ma c’è da giurare sul fatto che Cerroni chiederà una nuova autorizzazione, anche se il percorso per ottenerla sarebbe lungo e tortuoso.
La vecchia Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata concessa 15 anni or sono e ha avuto proroghe varie, ma per fortuna nel frattempo le normative sono cambiate, le garanzie per i cittadini aumentate e la troppa leggerezza che caratterizzava gli enti locali nel dare il proprio assenso sembra abbia lasciato il passo ad una sacrosanta prudenza (e paura) viste anche le note vicende giudiziarie che hanno portato nelle patrie galere dirigenti e amministratori.
Il ruolo della Soprintendenza.
Un altro aspetto chiave riguarda il vincolo paesaggistico sulla zona dell’Inviolata, istituito nel 2016 che di fatto raddoppia l’area protetta e vieta attività inquinanti come gli impianti di rifiuti. Tuttavia, quando nel 2010 fu rilasciata la prima autorizzazione, il vincolo non esisteva, quindi non è stato considerato nei procedimenti autorizzativi.
Ora invece c’è, e la Soprintendenza sta lavorando a una revisione del vincolo per renderlo più chiaro e inattaccabile. Se questa modifica dovesse entrare in vigore prima di un’eventuale nuova autorizzazione, l’impianto avrebbe pochissime possibilità di riaprire.
A quel punto, game over: il TMB di Guidonia resterebbe chiuso definitivamente.