Musica: il "disco di diamante" ora che domina lo streaming
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Musica: il "disco di diamante" ora che domina lo streaming

Un tempo, per averlo, si faceva la somma dei quarantacinque giri o dei vinili più venduti e si stilavano le classifiche. Ora il consumo ruota attorno alle piattaforme come Spotify e Apple music determinando attraverso calcoli i preziosi riconoscimenti

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Manuela Ballo Modifica articolo

18 Aprile 2024 - 11.23 Culture


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E’ sempre più complicato stabilire chi vincerà il “Disco d’oro”, il più noto e prezioso riconoscimento per i cantori del nuovo Millennio. Ora che c’è il digitale il banco è saltato.  Un tempo, per averlo, si faceva la somma dei quarantacinque giri o dei vinili più venduti e si stilavano, magari con la compiacenza delle grandi etichette discografiche, le classifiche. Contavano molto i passaggi radiofonici o le apparizioni televisive. In linea di massima il sistema è rimasto in piedi anche quando le musicassette o i compact disc si aggiunsero ai dischi tradizionali.
Fu Glenn Miller, una stella del jazz, a vincere il primo disco d’oro: il suo vinile incorniciato, appunto, con l’oro.  Era il 1942 quando la RCA inventò questo riconoscimento che regge, dunque,  da oltre ottanta anni. Quello di platino venne istituito  molto tempo dopo, in seguito dei  grandi cambiamenti musicali prodotti dal Sessantotto e quello di diamante, infine, nell’ultimo anno del secolo scorso, cioè il 1999. Sono i Beatles a essere  plurivittoriosi con ben sei dischi di diamante seguiti a ruota dai Led Zeppelin con cinque. 

Dunque, con il digitale, quel mondo non esiste più.  Per colpa o per merito di Internet. Oggi nel consumo della musica YouTube e Spotify  o Apple Music sono più importanti della radio, della TV e dei giornali, determinando così le tendenze e le mode musicali. Ormai il fenomeno è ampiamente analizzato. Già un anno fa, due studiosi, Tiziano Bonini e Paolo Magudda nel libro ” La musica nell’era digitale” avevano svelato i meccanismi attraverso i quali le grandi piattaforme determinano il successo di questo e quel brano o di come promuovono dal nulla artisti sconosciuti. Contano, ma molto meno, i social i quali sono strumenti sui quali invece le etichette  puntano per il lancio dei personaggi e per ribadire, ora dopo ora, il loro parere dei loro artisti sull’universo mondo. E non solo su quello musicale.

 Come si assegnano, dunque, questi prestigiosi premi ora che tutto è legato alla sfera digitale? Con un articolo molto dettagliato su La repubblica lo spiega molto bene Pier Luigi Pisa :”Area geografica per area geografica i parametri cambiano. Negli Usa l’oro vale 500 mila album venduti, il platino un milione e il diamante 10 milioni. In Italia per ricevere un disco d’oro bisogna superare le 25 mila copie vendute, per quello di platino ne servono almeno 50 mila e per arrivare al disco di diamante sono necessarie 500 mila copie.

Suonerà strano ma tra i paesi che adottano metodi più trasparenti c’è L’Italia con la Fimi (Associazione delle case discografiche italiane) che ha pubblicato sul proprio sito i calcoli che permettono ” di uniformare gli streaming — e da quest’anno anche le visualizzazioni su YouTube — alle vendite tradizionali”.

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