Le piante hanno resistito al periodo più caldo della storia
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Le piante hanno resistito al periodo più caldo della storia

Uno studio svela il lungo percorso di recupero degli ecosistemi vegetali dopo la catastrofe del Permiano finale.

Le piante hanno resistito al periodo più caldo della storia
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redazione Modifica articolo

9 Marzo 2025 - 18.10 Culture


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Uno studio dell’ Universty College Cork (UCC), dell’Università del Connecticut e del Museo di storia naturale di Vienna, pubblicato sul Geological Society of America Bulletin, presenta una teoria su come l’ecosistema del nostro pianeta avrebbe potuto crollare nel periodo più caldo mai avvenuto.  250 milioni di anni fa, nel periodo Permiano finale, è avvenuta l’estinzione dell’80% delle specie oceaniche, questo evento così torrido ha segnato la peggiore estinzione di massa di tutti i tempi.

Esaminando le piante e le rocce fossili del bacino di Sydney, i ricercatori hanno ricostruito la resistenza delle piante in questo ambiente cosi ostile. Infatti dopo la catastrofe del periodo Permiano finale le piante sopravvissute sarebbero state le conifere, l’equivalente dei pini moderni, le quali sarebbero tuttavia scomparse durante il massimo termico tardo smithiano e sostituite da piante più resistenti.

Dopo questo periodo catastrofico, durato 700.000 anni, il raffreddamento globale coincidente con l’evento smithiano-spathiano ha reso possibile la vita ad alcune specie di piante che hanno iniziato a crescere, creando in milioni di anni il paesaggio verdeggiante dell’era dei dinosauri ovvero il Mesozoico.

Questo dimostra come la flora abbia resistito alle numerose oscillazioni del clima, anche se le specie vegetali che componevano le nuove foreste del mondo giurassico erano completamente diverse rispetto alle ere precedenti. I ricercatori sperano di comprendere come le piante e i loro ecosistemi riescano oggi a difendersi dalla crisi climatica che si sta manifestando nei nostri tempi moderni. Infatti le piante sostengono la struttura degli ecosistemi mondiali, sono loro che mantengono l’equilibrio climatico del pianeta.

Secondo Marcos Amores, ricercatore dell’UCC e autore principale dello studio: “L’interruzione di questi sistemi può avere impatti che durano centinaia di migliaia di anni, quindi proteggere gli ecosistemi odierni è più importante che mai”.

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