Dazi, rimpatri, e sospensione dei DEI (i programmi di diversità, equità e inclusione). L’attacco all’università è solo l’ultimo fra quelli condotti dal nuovo presidente americano. Dopo il blocco dell’immatricolazione per gli studenti stranieri all’Università di Harvard, infatti, aumenta la preoccupazione e la tensione per la deriva antidemocratica.
Ad oggi gli studenti internazionali sono il 5,9% della popolazione studentesca e sono una classe fondamentale anche per l’economia nazionale, difatti nel 2023 hanno dato un contributo all’economia americana pari a 50 miliardi di dollari. Nello specifico gli studenti stranieri sono quelli che fino a oggi pagavano di più, solitamente la retta intera, spesso dimezzata o ridotta nel caso di studenti americani, di cui buona parte gode di borse di studio.
Ciò che è certo è che gli studenti stranieri sono una grossa fonte di introiti per gli atenei americani. Con l’anno accademico 2023/2024 era stato raggiunto il picco di 1.126.690 studenti stranieri iscritti ad atenei americani – dati del rapporto Open Doors sugli scambi internazionali, stilato dall’Institute of International Education (IIE) sulla base dei dati raccolti dal dipartimento di Stato. Ad oggi la maggior parte degli studenti internazionali proviene da paesi in via di sviluppo o recentemente sviluppati, in modo particolare dall’India e dalla Cina, anche se da quest’ultima sono in calo. Numerosi anche quelli provenienti dalla Corea del Sud, Canada, Taiwan, Vietnam, Nigeria e Bangladesh.
Gli studenti di questi Paesi sono nella maggioranza dei casi iscritti a corsi STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e risiedono nei campus di California, New York e Texas. Parallelamente negli ultimi anni abbiamo assistito a un grosso aumento del numero di studenti americani che hanno scelto di andare all’estero, solitamente in Italia, Regno Unito, Spagna o Francia. Oggi circa 395.800 studenti, l’1,5% della popolazione studentesca complessiva degli Stati Uniti d’America, decidono di non studiare in College americani.
La previsione fatta dall’amministratore delegato dell’IIE, Allan Goodman, ha previsto un calo delle immatricolazioni degli studenti internazionali inferiore a quello a cui assistemmo durante i primi tre anni del primo mandato di Trump (12%) se non addirittura una vera e propria stabilità. Infatti, il drastico calo di immatricolazioni di studenti cinesi è stato sopperito dagli studenti indiani e dal nuovo afflusso di giovani provenienti da aree economicamente svantaggiate come l’Africa subsahariana.
Resta auspicabile la riapertura delle immatricolazioni agli studenti stranieri di tutto il mondo, il ripristino delle misure di inclusione e della libertà degli atenei nello strutturare i corsi di laurea e le politiche e di ammissione, lontano dal controllo politico dell’attuale amministrazione.
Negli USA vige una sorta di culto per le borse di studio, che siano per meriti accademici o sportivi sono tantissimi ogni anno gli studenti americani che ne vincono una. A rimanerne fuori sono nella stragrande maggioranza dei casi sono proprio gli studenti internazionali verso cui Trump ha imposto il blocco delle immatricolazioni, studenti le cui tasse finanziano per ampia parte gli atenei americani.