L’8 settembre è una nuova resa ma, stavolta, con i dividendi
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L’8 settembre è una nuova resa ma, stavolta, con i dividendi

Il peso della politica nella finanza, che si voleva tarpare, riappare nell’affare Monte dei Paschi- Mediobanca. L’armistizio non si firma più con gli Alleati, come nel 1943, ma nel palazzo delle finanze.

L’8 settembre è una nuova resa ma, stavolta, con i dividendi
Quando Enrico Cuccia entrava in Mediobanca ((foto: milanocittastato.it)
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Marcello Cecconi Modifica articolo

19 Settembre 2025 - 11.55 Culture


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L’8 settembre, in Italia, è data che pesa. È la Madonna ma anche l’armistizio, quella resa senza condizioni di un Paese che non sapeva più a chi obbedire. Quest’anno si aggiunge un nuovo capitolo al calendario delle disfatte e delle resurrezioni: il ritorno del Monte dei Paschi.

Sì, proprio lei: la più antica banca italiana ancora in attività nata nel 1472 per un lungimirante wellfare del territorio della Repubblica di Siena. La banca pubblica, snaturata più di cinque secoli dopo, dalle nuove regole per il mercato che l’hanno trasformata in una Spa privata che ha rischiato il naufragio nello scoglioso mare della finanza creativa con un fragore maggiore di quello della Costa Concordia al Giglio.  

Al timone temerari dirigenti della maggioranza politica di turno con più poltrone che idee, fratelli in grembiule esperti in ‘groviglio armonioso’, prelati con più ori che Vangeli, opposizioni sempre pronte a comprare e vendere la morale al mercato del momento.

La stessa derelitta banca che si è bevuta miliardi di soldi pubblici, diventando il pronto soccorso preferito di governi di ogni colore, da Monti a Renzi, da Gentiloni fino a Meloni. La banca che ancora porta addosso l’ombra lunga del caso David Rossi, che grida senza risposta.

E ora, ecco il colpo di scena: il Monte non chiede più elemosina, la fa. Prende Mediobanca, la banca di Cuccia, quell’ombra furtiva, di postura andreottiana, che entrava nel porticato di palazzo Visconti Ajmi scansando i microfoni e taccuini di chi ancora provava a carpirgli un respiro.

È la vittoria definitiva della Banca di Siena: da paziente in coma a primario che prescrive la terapia al sistema. Guarda caso, proprio l’8 settembre. Data perfetta: come nel ’43, quando l’Italia scoprì che la guerra era persa e che toccava affidarsi al destino, ancora una volta il mercato, quello libero, si arrende alla supremazia della politica.

L’armistizio non si firma più con gli Alleati, ma nel palazzo romano delle finanze voluto da Quintino Sella e progettato da Raffaele Canevari. Oggi, banalmente Mef. E così il Monte dei Paschi diventa il nuovo custode dell’oro di famiglia.

È vero, per Italia ogni 8 settembre è un’occasione di resa. Ma stavolta, almeno, ci sono i dividendi.

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