Il direttore Beatrice Venezi contestata dai suoi orchestrali
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Il direttore Beatrice Venezi contestata dai suoi orchestrali

Un coro unanime quello che chiede la revoca della nomina a direttrice musicale de La Fenice di Venezia

Il direttore Beatrice Venezi contestata dai suoi orchestrali
La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi e Bianca Guaccero negli studi Rai di Napoli dove hanno registrato il programma 'Viva Puccini' 2024 ANSA / CIRO FUSCO
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27 Settembre 2025 - 17.07 Culture


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“Il direttore Venezi non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice. Il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che, in passato, hanno ricoperto questo ruolo nel Teatro”. Questo ed altro nella lettera dei musicisti dell’Orchestra de La Fenice di Venezia inviata al sovrintendente Nicola Colabianchi, che continua “non ha mai diretto nei principali Teatri d’opera internazionali, né il suo nome compare nei cartelloni dei più importanti festival del panorama musicale mondiale”.

C’è aria di sciopero, atto che tutti i lavoratori rivendicano, per “difendere la professionalità dei suoi artisti e il rispetto delle regole democratiche nella gestione della Fondazione” vista la “nomina avvenuta con modalità e tempistiche che hanno calpestato ogni principio di confronto e trasparenza”.

Beatrice Venezi  “non garantisce né qualità artistica né prestigio internazionale”, si legge ancora nella lettera sottoscritta da tutti i musicisti dell’orchestra e inviata al soprintendente Nicola Colabianchi, che è intervenuto in sua difesa: “È bravissima, è giovane e donna e può consentire alla Fenice di tratteggiare percorsi nuovi e di attrazione per i giovani”, non riesco a spiegarmi “questa rigidità. È incomprensibile”. Dopo un’assemblea aperta con tutti i lavoratori dell’ente, ha confermato la nomina.

“A sole ventiquattr’ore dall’annuncio si registrano disdette da parte di abbonati storici, un danno non solo economico per il teatro, ma, soprattutto, d’immagine e di credibilità”, scrivono ancora gli orchestrali che ritengono “inaccettabile sacrificare la fiducia di un pubblico fedele, costruita e mantenuta nel tempo anche attraverso difficoltà enormi”. “Il nostro pubblico è il vanto della Fenice, così come lo sono il livello della sua orchestra e la sua reputazione nel contesto internazionale. Con questa scelta, tali valori vengono messi seriamente in discussione”, hanno sottolineato.

In difesa di Venezi si è espresso il deputato Salvatore Deidda di Fratelli d’Italia, presidente della Commissione Trasporti, che risponde con ironia “sicuramente Beatrice Venezi non possiede il cursus honorum che qualcuno avrebbe desiderato. Le consiglio magari di iscriversi a qualche sindacato o di tesserarsi al Pd o ad Av e di frequentare qualche club radical chic” , aggiungendo seriamente che Venezi invece “studia e si applica, non ha bisogno di scorciatoie”.

Questa non è la prima volta che Venezi finisce al centro della polemica: nel 2024 è stata accolta al Teatro dell’Opera di Nizza, in occasione del Concerto di Capodanno diretto da lei, da striscioni che recitavano “Niente fascisti all’Opera, niente Opera ai fascisti”. Anche alcuni orchestrali del Teatro Politeama di Palermo, dopo una direzione, l’avevano ampiamente criticata (venendo sospesi poi per alcuni giorni, senza stipendio). Era stata inoltre chiamata in causa durante lo scandalo Sangiuliano-Boccia. Quest’ultima l’aveva citata, parlando di presunti conflitti d’interesse ma questa è un’accusa che lei ha rigettato e per la quale ha promesso azioni legali.

“Alla luce di quanto accaduto, appare evidente che il rapporto di fiducia tra l’orchestra e il sovrintendente sia ormai irrimediabilmente compromesso. Non riusciamo a riconoscere in lei la guida del nostro teatro”, aggiungono ancora gli orchestrali. Oltre Venezi, anche Colabianchi non è esente dalle critiche degli orchestrali.

La solidarietà ai musicisti è arrivata dai lavoratori del teatro, da oggi in “stato di agitazione permanente”, così come dalle rappresentanze sindacali del Teatro Regio di Torino che contestano la “nomina imposta dall’alto”. Dello stesso tenore le critiche mosse da CGIL e AVS  sulla “deriva autoritaria” mostrata da Colabianchi e l’appello al ministro della Cultura Giuli, che finora non si è espresso, di “ristabilire la necessaria qualità negli incarichi”.

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