Laika, “The Bloody Match” contro Italia Israele
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Laika, “The Bloody Match” contro Italia Israele

Il murale apparso nei pressi della Figc in protesta alla partita che questa sera la nazionale disputerà ad Udine per qualificarsi ai mondiali, e alle istituzioni sportive e politiche nazionali e internazionali.

Laika, “The Bloody Match” contro Italia Israele
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14 Ottobre 2025 - 20.22 Culture


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Sono 67.000 i gazawi morti nel genocidio nella Striscia, e 67 è il numero che campeggia sulla maglia del soldato-calciatore, nella nuova opera della street artist Laika. The Bloody Match, è apparsa questa mattina in via Giulio Caccini, nei pressi della sede della Figc, realizzata in protesta alla partita che questa sera la nazionale Italiana di Gattuso disputerà contro Israele: raffigura una figura ibrida tra un calciatore ed un soldato, indossa la maglia bianca della nazionale israeliana, imbraccia il fucile, ha in testa l’elmetto, e sotto ad un piede un pallone da calcio insanguinato.

Laika, sempre attenta al dettaglio, scrive sulla maglia “Israhell”, giocando con la parola “hell”, “inferno”, mentre sul pallone insanguinato in arabo è scritto “Gaza”.  “L’opera denuncia” scrive Laika in un commento a corredo del post sul suo profilo instagram “anche l’uso della cultura calcistica da parte dei soldati israeliani come strumento di propaganda e oppressione nel genocidio a Gaza e nei territori occupati soggetti a regime di apartheid”.

Nella caption del post la chiara denuncia da parte dell’artista all’evento di questa sera e dell’operato delle istituzioni politiche e sportive: “Stasera si disputerà ‘la partita della vergogna’: il calcio d’inizio segnerà ancora una volta l’ipocrisia del nostro governo e delle federazioni sportive nazionali e internazionali, FIGC, UEFA e FIFA”, scrive, “[…] a Gaza in due anni sono stati uccisi 67.000 palestinesi: l’equivalente dello stadio Olimpico di Roma SOLD OUT – Pieno di uomini, donne e bambini: tutti morti però. Un numero che è destinato purtroppo ad aumentare”.

Laika mette in evidenza anche la disparità di trattamento tra Israele e la Russia da parte dei comitati sportivi “Un’ipocrisia che riflette la politica dell’intero Occidente, fondata sul doppio standard: ricordiamo che la Russia è stata esclusa da ogni competizione sportiva dopo l’invasione dell’Ucraina, ma Israele continua ad essere accolto e legittimato nonostante i crimini di guerra. Il messaggio è chiaro: i crimini sono crimini solo se non li compie l’Occidente.”, facendo riferimento a come politicamente Israele venga considerato parte del blocco Occidentale, e per questo sollevato da colpe.

Nel frattempo in una Udine blindata, che attende l’inizio di una partita che si sarebbe anche potuta non giocare, per decidere di stare dalla parte giusta della storia, si è svolto a partire dalle 17.30 il corteo di protesta, organizzato da Comitato Palestina della città insieme ad altre 350 realtà, e con manifestanti provenienti anche da fuori regione. 

“Ai calciatori della nostra nazionale” prosegue il post di Laika “dico: vi auguro di giocare in uno stadio vuoto, perché quella di stasera sarà una partita macchiata di sangue. Davanti a voi ci saranno 11 sostenitori del genocidio più documentato della storia, e dietro di voi le istituzioni sportive e politiche che ne sono complici”.

Sempre su Instagram il Rettore Tomaso Montanari dedica un post a Mohamed Ramez Al-Sultan, di cui mostra una foto con la maglia della sua squadra di calcio, la Al-Hilal, la Mezzaluna. Aveva 14 anni un mese fa, quando è morto centrato da un missile, a Deir al-Balah. “Sono state terribilmente imbarazzanti le dichiarazioni del commissario tecnico Gattuso: ‘Io sono un uomo di pace, ma noi facciamo un altro mestiere’. Era lo stesso mestiere di Ramez: ma lui non può più farlo”, questo un estratto dal lungo post. 

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