Donne in carriera: il lavoro di cura costa il 37% della pensione
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Donne in carriera: il lavoro di cura costa il 37% della pensione

Una ricerca dell'Università Unitelma Sapienza analizza come il carico assistenziale e la disparità economica creino una forbice pensionistica femminile che non si chiude mai.

Donne in carriera: il lavoro di cura costa il 37% della pensione
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2 Dicembre 2025 - 18.01 Culture


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I venti anni cruciali per lo sviluppo di una carriera sono, per molte donne, un periodo di interruzione o riduzione dell’attività lavorativa a causa degli impegni familiari: è in questo trade-off forzato che si annidano le radici profonde delle disuguaglianze di genere in Italia. Questo è quanto emerge da un importante studio della School of Gender Economics dell’Università Unitelma Sapienza, intitolato “Determinanti strutturali e meccanismi di riproduzione delle diseguaglianze di genere. Carico di cura, segregazione orizzontale e vulnerabilità economica”.

La ricerca, condotta dall’economista Azzurra Rinaldi con Claudia Pitteo e Dawid Dawidowicz, mette in luce come il peso del lavoro di cura, che ricade quasi interamente sulle donne, agisca da fattore strutturale nella riproduzione della disparità economica. Lo studio evidenzia un dato allarmante: per le donne che riescono a non rientrare nella statistica di chi abbandona il lavoro dopo la maternità (circa una su cinque), la carriera è comunque segnata da una maggiore frammentazione, una più alta incidenza di part-time – spesso involontario – e dai congedi. Questo ritardo nello sviluppo professionale, che si manifesta anche in ritardi nelle promozioni rispetto ai colleghi uomini, ha una ricaduta drammatica nel lungo termine.

Il risultato finale è un divario che non si risana mai, con le donne che arrivano alla pensione percependo un assegno inferiore a quello degli uomini di un impressionante 37%, secondo i dati INPS esaminati dalla ricerca. Questa forbice è la chiara conseguenza di anni di sacrifici sul piano del tempo e dell’attività retribuita. L’impatto di questa diseguaglianza non è solo finanziario, ma profondamente psicologico. Intervistando circa duemila donne tra i 25 e i 45 anni, la ricerca ha rivelato che tra l’81% e l’83% di loro dichiara una stanchezza cronica dovuta all’esclusivo carico di cura, talvolta privandosi persino di una singola ora al giorno per sé.

A complicare il quadro si aggiunge la violenza economica, una forma di abuso che può colpire trasversalmente, interessando anche professioniste e imprenditrici con un buon livello di autonomia. Il report analizza un fenomeno definito la “teoria del contraccolpo maschile”: in contesti fortemente patriarcali, l’aumento dell’autonomia economica femminile può innescare una reazione violenta volta a ristabilire un percepito “ordine di genere”. Di fronte a un panorama così complesso e radicato, la direttrice della School of Gender Economics, Azzurra Rinaldi, indica una chiara strada da seguire: la necessità di un cambiamento culturale profondo.

Questo cambiamento deve passare attraverso strumenti chiave come l’educazione affettiva nelle scuole e una diffusa educazione finanziaria e formazione a tappeto nella società. Solo agendo sui meccanismi culturali e strutturali che perpetuano questi squilibri sarà possibile contrastare efficacemente il fenomeno e garantire una parità che non sia solo formale, ma sostanziale. La presentazione odierna del report in Senato sottolinea l’urgenza di portare questi temi al centro del dibattito politico nazionale.

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