Palazzo Ducale acquista il “Suicidio di Didone” di Giuseppe Bottani
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Palazzo Ducale acquista il “Suicidio di Didone” di Giuseppe Bottani

Il dipinto sarà visibile da gennaio in un ambiente dell’Appartamento dell’Imperatrice – il salottino giallo o di Ercole – attualmente in fase di restauro

Palazzo Ducale acquista il “Suicidio di Didone” di Giuseppe Bottani
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7 Dicembre 2025 - 17.18 Culture


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Il Palazzo Ducale di Mantova amplia il proprio patrimonio con l’ingresso di una tela settecentesca firmata da Giuseppe Bottani, un’opera dedicata alla tragica vicenda della regina Didone, narrata magistralmente nell’Eneide dal poeta romano Virgilio.

L’acquisizione, resa possibile dall’intervento della Direzione Generale Musei di Roma, rappresenta uno dei tasselli più significativi del percorso di recupero e ampliamento avviato dal complesso museale nel corso degli ultimi anni.

Questa tela, individuata circa mezzo secolo fa da Chiara Tellini Perina, la più grande storica dell’arte mantovana, e rimasta per lungo tempo fuori dai circuiti ufficiali, viene ora ufficialmente accolta nella raccolta permanente. Un rientro che non riguarda solamente un singolo dipinto, ma un frammento rilevante della memoria artistica della città di Mantova.

Il quadro mette in scena il momento in cui Didone, abbandonata da Enea, decide di porre fine alla sua esistenza. La regina appare distesa sulla pira, mentre la sorella Anna e un gruppo di ancelle tenta invano di soccorrerla. Sullo sfondo compaiono figure di servitori, mentre nella parte superiore dell’opera si distingue la presenza di Giunone, che chiama l’arcobaleno divino per liberare l’anima della protagonista dal tormento.

L’assetto visivo tradisce un dialogo con modelli alto-rinascimentali e barocchi. Le colonne tortili sul lato sinistro rimandano a suggestioni rubensiane e a richiami che potrebbero evocare perfino un omaggio alla tradizione giuliesca, lasciando intravedere la possibilità che il dipinto sia stato realizzato proprio a Mantova.

Nell’affrontare l’episodio della morte di Didone, Bottani sembra guardare al mito classico non soltanto come ad un repertorio di storie esemplari da tradurre in immagine, ma come ad un terreno fertile su cui misurare la complessità emotiva dell’uomo Settecentesco, sempre sospeso tra ragione e impulso.

La figura della regina cartaginese, già pregna di significati nella tradizione virgiliana, assume qui un valore quasi paradigmatico, diventando lo specchio di un’epoca che cerca nella tragedia antica un’eco delle proprie inquietudini morali.

Ciò che colpisce maggiormente nella resa emotiva della scena è la capacità di Bottani di sottrarre alla tragedia ogni eccesso retorico, come se volesse suggerire che il dolore più autentico non ha bisogno di alzare la voce per imporsi. Anna non si abbandona a gesti estremi, le ancelle non invadono la scena con atteggiamenti plateali: tutto è disciplinato, quasi liturgico, come se il pittore avesse scelto di affidare il peso della drammaticità ad una sorta di compostezza rituale.

L’arrivo di questa opera al Museo non è un episodio isolato. Infatti, dal 2020 il Palazzo Ducale di Mantova segue un programma di interventi che punta non soltanto a ad ampliare la collezione, ma anche a riqualificare gli spazi poco utilizzati.

Il dipinto sarà reso visibile al pubblico a partire da gennaio 2026, all’interno dell’Appartamento dell’Imperatrice, in uno degli ambienti attualmente in via di riallestimento sotto la supervisione dell’architetto Verena Frignani. La sala scelta è quella del cosiddetto “salottino giallo” o di Ercole, destinata a diventare un piccolo scrigno dedicato ad opere di grande intensità narrativa.

Con il suo ritorno la parabola artistica di Bottani si mostra più completa, e il pubblico contemporaneo potrà finalmente percepire la continuità tra la sua attività artistica e il contesto culturale in cui operò.

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