di Giuliano Santoboni
I numeri sono impressionanti. Tonnellate di immondizia, compattatori, Tir.
E soldi. Un mare di soldi.
A far due conti, il Comune di Guidonia Montecelio ha incassato dall’apertura dell’impianto ad oggi quasi 1.200.000 €. Si tratta del cosiddetto “ristoro ambientale”, una sorta di consistente pedaggio per ospitare sul proprio territorio impianti inquinanti, e che in teoria hanno una destinazione vincolata, andrebbero cioè usati per migliorare la qualità dell’ambiente e non per tappare le normali buche (non solo di bilancio).
A parlarne per grandi linee in consiglio comunale in risposta ad una interrogazione di Mario Lomuscio (PD) è la dirigente Arch. Annalisa Tassone. Stando poi ad un successivo studio puntuale dei documenti da parte nostra, da febbraio 2023 ad oggi sono arrivate circa 180.000 tonnellate di immondizia indifferenziata romana, che alla tariffa standard di 173,11 €/tonn hanno fatto incassare a Manlio Cerroni qualcosa come 31 Milioni di euro.
Imponente anche il numero di mezzi pesanti che il territorio sta sopportando.
Approssimando per difetto, e riportando gli stessi numeri dello scorso anno sugli ultimi mesi non ancora conteggiati nei documenti ufficiali, per trasportare 180 mila tonnellate con i compattatori Ama che ne portano al massimo 5, ci sono voluti la bellezza di 36.200 camion che hanno solcato quotidianamente la Tiburtina, la SP 28 b e via dell’Inviolata. A questi si aggiungono poi gli oltre 6.000 Tir da 30 tonnellate cadauno per portare agli inceneritori le balle di immondizia trattate nell’impianto.
Un carico di traffico, polveri e smog decisamente impressionante e insostenibile che non si è mai arrestato, neanche con le recentissime sentenze di chiusura del Tmb, vista l’ordinanza di Gualtieri che ha imposto l’utilizzo del piazzale dell’impianto come area di trasferenza dell’immondizia tra compattatori e Tir. A proposito, l’ordinanza romana scade a fine febbraio, non si hanno ancora notizie delle soluzioni alternative che Ama (come scritto nel documento) avrebbe dovuto trovare, né di contromisure da parte dell’Amministrazione Comunale per scongiurare una proroga.
Il ricorso di Ambiente Guidonia, l’interdittiva antimafia e il misterioso cambio di avvocato
In un lungo ed articolato ricorso, la società Ambiente Guidonia del gruppo imprenditoriale di Manlio Cerroni, incontrastato re novantottenne della monnezza romana, contesta e porta in tribunale la decisione della Regione Lazio di interrompere il conferimento all’impianto di Guidonia dei rifiuti capitolini. Che poi, di decisione del tutto “libera” di via della Pisana non si può certo parlare, viste le due pesantissime sentenze di Consiglio di Stato e TAR in favore delle Associazioni e del Comune che aveva fatto ricorso nel 2020 che annullano proprio le autorizzazioni regionali.
Ma non basta. A leggere per bene il papello di 29 pagine redatto dall’Avvocato Leopoldo Di Bonito, sembra di imbattersi più in una denuncia con richiesta di danni nei confronti della Regione Lazio piuttosto che di un “tradizionale” documento amministrativo di parte.
Intanto, il legale in questione è praticamente una novità introdotta dalla gestione commissariale dell’impianto di Guidonia. Ricordiamo infatti che l’allora Prefetto di Roma ed attuale ministro Matteo Piantedosi, vista l’interdittiva antimafia che grava ancora sulla testa di Ambiente Guidonia, pur di assicurare la firma del contratto con Ama e sgravare Gualtieri di 100 mila tonnellate annue di rifiuti indifferenziati, decise di togliere dal timone della società la gestione cerroniana in favore di due figure terze.
Prima dei commissari prefettizi, infatti, l’avvocato di fiducia della ditta sotto interdittiva antimafia era il fedelissimo Avilio Presutti, mentre ora a redigere chilometrici atti e lettere ci pensa Leopoldo Di Bonito, amministrativista con studio in Roma in via Martiri di Belfiore 2, esperto di appalti e contratti, da come si evince dal suo CV. I motivi per i quali i commissari hanno decisamente dato una sterzata a come affrontare i delicatissimi procedimenti milionari rispetto alla gestione di Manlio Cerroni rimane un mistero.
Guidonia Ambiente si sente danneggiata. Dalla Regione Lazio
Il ricorso, dicevamo, è costellato da brani tipo “Tale interruzione [..] produce un pregiudizio grave ed irreparabile sia all’interesse pubblico che all’interesse privato” o anche e ben più pesantemente “è evidente che la causa dell’annullamento giurisdizionale è imputabile alla Regione Lazio e non alla ditta: quest’ultima [..] ha subito e sta subendo un ulteriore pregiudizio a causa del comportamento della Regione”.
A prima vista, sembrano frasi fuori luogo, non legate ad un contesto ordinario nel quale l’avvocato e la ditta dovrebbero canonicamente rivolgersi al TAR che ha annullato le autorizzazioni per far valere le proprie ragioni, più che a cercare di batter cassa evidenziando i danni subiti da un altro soggetto.
Leggendolo meglio, poi, appare evidente che molto probabilmente si stanno gettando le basi per la richiesta di un risarcimento alla Regione. In fondo, a voler fare anche noi l’avvocato di parte, Cerroni ha costruito l’impianto su una autorizzazione uscita dalle stanze regionali, ha cominciato l’attività e firmato contratti sempre grazie ad autorizzazioni rivelatesi poi inutili, spendendo un sacco di soldi.
Certo, l’avvocato non fa il minimo accenno alla temerarietà dell’investimento, alla scommessa azzardata che Manlio Cerroni decise di mettere sul tavolo verde dell’Inviolata tanti anni fa, quando su tutta l’area gravava da anni un vincolo di area protetta Regionale, che magari avrebbe dovuto far presagire che non sarebbe andato tutto liscio e che i cittadini, già ben carrozzati dalle lotte contro la discarica (sempre di Manlio Cerroni….) che proseguivano da anni e anni, non avrebbero mai mollato.
È la fine delle poste troppo spregiudicate: a volte si perdono.