Ottanta anni dalla liberazione dai nazifascisti
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Ottanta anni dalla liberazione dai nazifascisti

Crimini nazisti, complicità fasciste, bombardamenti e stragi di civili. La tormentata storia della liberazione di Guidonia Montecelio, tra truppe australiane e scoperta della cioccolata.

Ottanta anni dalla liberazione dai nazifascisti
Il sovrano britannico Re Giorgio VI in visita a Guidonia
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2 Febbraio 2025 - 16.54


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di Marco Brocchieri

Nel corso del 2025 si celebreranno diversi anniversari importanti. Tra tutti, spiccano gli ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e dalla liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il 25 aprile 2025 sarà una data densa di significati sempre più attuali e dalla quale si partirà per raccontare quello che accadde nel territorio di Guidonia Montecelio in quei mesi. Si tratta di una storia poco nota, che ho di recente ricostruito attraverso anni di studio e ricerche confluiti nel libro, pubblicato nel 2022, La Banda Ferraris e il Nord-est romano.

Attenzione a non considerare quanto accaduto tra il 1943 e il 1946 come qualcosa di avulso dalle tematiche e dai temi di attualità. Studiare la storia locale non è solo un viaggio nel passato, ma un atto di profonda consapevolezza civile e politica. Conoscere le radici del proprio territorio significa comprendere come le nostre tradizioni, i nostri valori e le nostre conquiste si siano evoluti nel tempo. Ogni evento, ogni scelta compiuta dalle generazioni precedenti contribuisce a modellare l’identità collettiva di una comunità. Questo bagaglio storico diventa una bussola preziosa per affrontare le sfide attuali e future, rafforzando il senso di appartenenza e il legame tra cittadini.

La liberazione di Guidonia Montecelio

Innanzitutto va detto che, alla data del 25 aprile 1945, nel comune di Guidonia Montecelio la guerra era già terminata da quasi un anno. Infatti, il 4 giugno 1944 le truppe statunitensi liberarono Roma e nei giorni successivi progredirono nel resto della provincia. Nella mattinata del 7 giugno alcuni carri armati inglesi entrarono nell’abitato di Montecelio. Di tutta risposta i tedeschi, che si stavano ritirando verso la Via Salaria, con una postazione di artiglieria appostata lungo la Via Maremmana, tra Marcellina e Palombara Sabina, bombardarono il paese causando la morte di un bambino di 11 anni, due feriti e il danneggiamento di alcuni edifici, tra cui il duomo di San Giovanni Evangelista. Gli inglesi, con i loro carri armati, risposero al fuoco mettendo a tacere l’artiglieria nemica. Il tenente George Seddon, comandante del gruppo britannico, diede mandato al capitano della Regia Aeronautica Pierino Ferraris, che era stato il capo della Resistenza nel territorio attorno a Montecelio, di mantenere l’ordine pubblico.

Quello stesso giorno le avanguardie francesi entrarono anche a Tivoli, dove trovarono ad accoglierli il capo del Comitato di Liberazione Nazionale tiburtino Ignazio Missoni. La città era ridotta a un cumulo di macerie, devastata dai bombardamenti aerei. Si troverà modo, in futuro, di tornare anche su questo argomento.

Tornando a Guidonia Montecelio, il 12 giugno 1944 le truppe alleate occuparono il municipio. Il Commissario Prefettizio Felice Marchioni, nominato nelle settimane precedenti dal governo della Repubblica Sociale Italiana, venne destituito e le autorità alleate, d’accordo con la Prefettura, nominarono una giunta comunale presieduta dal Sindaco Pietro Secondi. La nuova amministrazione entrò in carica nel luglio 1944 e, dopo nove mesi di guerra, bombardamenti e razionamento del cibo, fu chiamata a dover fronteggiare diverse emergenze. La situazione era talmente tesa che nell’aprile 1944 alcune donne di Montecelio avevano aggredito il podestà per protestare contro la mancata distribuzione delle derrate alimentari. Di come l’amministrazione Secondi fronteggiò la situazione e intervenne per riparare i danni di guerra parleremo con maggior dettaglio in un prossimo articolo.

Il destino dell’aeroporto di Guidonia

L’aeroporto di Guidonia, che durante il regime fascista aveva dato tanto lustro al territorio, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 subì diversi bombardamenti che coinvolsero anche la Città dell’Aria. Il colpo di grazia arrivò dalle truppe tedesche che, sul finire del maggio 1944, minarono gli edifici più importanti della Divisione Superiore Studi ed Esperienze, demolendoli in modo da sottrarli alla disponibilità degli Alleati in avvicinamento (nei giorni precedenti era stato sfondato il fronte della Linea Gustav). Quella di fare terra bruciata era una pratica molto utilizzata dall’esercito tedesco che, prima di ripiegare, faceva saltare in aria in maniera sistematica ponti, centrali elettriche e altre infrastrutture, in modo da rallentare l’avanzata degli angloamericani.

Nell’aeroporto di Guidonia, dopo l’arrivo degli Alleati, si stabilì lo squadrone “Kittyhawk” dell’aviazione australiana (Royal Australian Air Force). Il cappellano militare McNamara coltivò buoni rapporti con i francescani della Parrocchia Beata Maria Vergine di Loreto e, tra le altre cose, gli australiani distribuirono cibo e beni di prima necessità tra la popolazione guidoniana. Di tutto ciò abbiamo diversi aneddoti che, soprattutto se visti con lo sguardo di un osservatore contemporaneo, hanno dell’incredibile. Tra tutte spicca la storia di un bambino di otto anni che, insospettito da uno strano panetto scuro datogli da un militare e per niente sicuro della sua commestibilità, corse dai suoi genitori per sapere di cosa si trattasse. In questo modo il piccolo scoprì l’esistenza della cioccolata, mai vista in precedenza. Con sua grande sorpresa, si rese presto conto della bontà del nuovo alimento.

Il 7 luglio del 1944 le unità dell’aeronautica australiana di stanza a Guidonia furono allietate dalla visita dal Re d’Inghilterra Giorgio VI, padre della futura Regina Elisabetta II, che durante un viaggio istituzionale in Italia passò in rassegna le truppe del Commonwealth. Quel pomeriggio il sovrano visitò anche le rovine di Villa Adriana.

Nel frattempo, la Regia Aeronautica costituì a Guidonia un presidio aeronautico comandato dai cinque ufficiali che avevano animato la banda del Fronte Militare Clandestino di Resistenza attiva tra Guidonia e Montecelio. Si trattava del capitano Pierino Ferraris e dei tenenti Agostino Gulotta, Evaristo Serpi, Augusto Bordin e Gastone Giovannini. Ferraris, in particolare, nel dopoguerra venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare per il suo impegno nella lotta partigiana.

Il Fronte Militare Clandestino di Resistenza fu una grande organizzazione, attiva a Roma e in ampie parti del Centro Italia, che riuniva e coordinava le bande partigiane formate dai militari entrati in clandestinità dopo l’armistizio. Il fondatore e primo comandante fu il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.

I crimini di guerra nazifascisti

Gli Alleati investigarono anche sui crimini di guerra nazifascisti compiuti nel territorio: a Guidonia si era infatti sparsa la voce che un soldato tedesco avesse dato in pasto ai cani i resti di un aviatore statunitense, il cui corpo era stato estratto da un aeroplano abbattuto dalla contraerea durante una missione di bombardamento sull’aeroporto. Oltre a questo episodio, nel corso dell’occupazione furono uccisi sei civili: Attilio Palozza venne ferito a morte da un milite fascista durante un rastrellamento a Montecelio, nell’ottobre 1943; Giuseppe Fabrizi ebbe una sorte simile, colpito dai tedeschi a Tor Mastorta il 3 giugno 1944; Eva D’Antimi, Angelo Palozza, Angelo Massucci e Tullio Sperandio furono uccisi dalle retroguardie tedesche, in circostanze e luoghi diversi, il 6 giugno 1944. Nel dopoguerra per loro non ci fu giustizia, dal momento che nel 1960 centinaia di fascicoli riguardanti i crimini di guerra nazifascisti furono occultati illegittimamente in un armadio che sarà ritrovato solo trent’anni dopo, durante il processo a Erich Priebke.

La seconda parte del racconto di cosa accadde in quei mesi che portarono alle prime elezioni democratiche proseguirà tra alcuni giorni in un nuovo articolo.

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