Guidonia Montecelio 1940-45, gli anni del secondo conflitto mondiale in un libro di Marco Brocchieri e Vanessa Leggi.
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Guidonia Montecelio 1940-45, gli anni del secondo conflitto mondiale in un libro di Marco Brocchieri e Vanessa Leggi.

Una nuova ed imperdibile opera di Oltre il Ponte che racconta la vita e le storie dei cittadini della Città dell’Aria durante la Seconda guerra mondiale. Dove trovare il libro e intervista agli autori.

Guidonia Montecelio 1940-45, gli anni del secondo conflitto mondiale in un libro di Marco Brocchieri e Vanessa Leggi.
Il libro di Oltre il Ponte
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24 Luglio 2025 - 10.38


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di Giuliano Santoboni

Guidonia Montecelio 1940-1945 Documenti e memorie della guerra, della prigionia e dell’internamento” è un’opera, un risultato e una conquista.

Nasce dalla passione per le ricerche storiche e dalla missione di dare forma e sostanza a luoghi disgregati e che faticano a trovare una identità e una capacità di sentirsi entità, storia e futuro comune.

Ad arricchire la già interessantissima collana di volumi di Oltre il Ponte, ci hanno pensato gli autori Marco Brocchieri e Vanessa Leggi, con una prefazione dello storico originario di Guidonia Edoardo Grassia e contributi di Maria Sperandio, Dimitri Giovino e Gianni Coccia.

Il libro è una raccolta di saggi, tutti interessanti e che consentono di immergersi in un approfondimento unico nelle storie dei tanti cittadini caduti e dispersi in guerra, degli IMI (Internati Militari Italiani) nei lager nazisti dopo l’8 settembre 1943, dei bombardamenti alleati sul territorio con molte storie inedite provenienti da fonti angloamericane.

Abbiamo incontrato gli autori

Innanzi tutto, complimenti per questa nuova impresa editoriale. Dateci informazioni su come e dove acquistare il libro.

M.B. – V.L. Grazie dei complimenti. Il libro al momento è disponibile presso la cartoleria Grapho Tecniche di Guidonia e l’edicola di Montecelio. Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente Stefania, Aldo e Andrea per la disponibilità. A breve il libro si potrà trovare anche nei principali store online e presso la Libreria Coop del Centro Commerciale Tiburtino.

In un momento di grandi tensioni e sofferenze internazionali, dove la guerra sembra stia prendendo sempre più il sopravvento, il vostro libro ci ricorda un recente passato nel quale sotto le bombe, affamati, presi prigionieri e uccisi dalle armi degli eserciti ci sono stati nostri concittadini e nostri parenti. La memoria è importante?

M.B. Sì, oggi più che mai la memoria è fondamentale. Dopo la Seconda guerra mondiale, si era affermata la forte convinzione che ricordare gli orrori del passato potesse servire a non ripetere gli stessi errori. “Mai più” era un’espressione che non suonava retorica, ma un impegno civile e collettivo. Eppure, il presente ci mostra quanto quella convinzione vada continuamente alimentata, aggiornata, trasmessa. La memoria non è un archivio immobile: è un processo vivo, soggettivo, spesso frammentario. E proprio per questo è prezioso raccoglierla, confrontarla, renderla accessibile. Il nostro libro nasce con questo spirito. Non si limita a raccontare eventi bellici in senso astratto, ma dà voce a storie locali e personali: a uomini e donne della nostra comunità che hanno vissuto le bombe, la paura, la prigionia, e che spesso non hanno avuto modo di raccontarlo. Oggi stiamo entrando nella fase della postmemoria: quella in cui i testimoni diretti non ci sono più, e tocca alle generazioni successive raccogliere e rielaborare ciò che è stato. È una responsabilità culturale e affettiva, che ci riguarda tutti. Raccontare cosa è accaduto ai nostri concittadini tra il 1940 e il 1945 significa fare un gesto concreto contro la rimozione e l’indifferenza. Significa affermare che anche una piccola comunità ha diritto alla propria storia, e che ogni storia, se ascoltata, può aiutarci a leggere meglio il presente.

V.L. Certamente, la memoria è essenziale e va coltivata, trasmessa, custodita e ognuno di noi deve sentirsi responsabile di questo processo.

Un particolare della copertina del libro

Spesso, purtroppo, la nostra società tende a dimenticare facilmente e se la collettività non ricorda è molto probabile incorrere nuovamente negli stessi orrori del passato.

Nel libro raccontiamo una storia relativamente recente, si tratta di eventi vissuti dai nostri nonni, al massimo dai nostri bisnonni, ma quanti di noi oggi conoscono tutti i fatti che si sono succeduti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, specialmente a livello di storia locale?

E quanto avremmo saputo se non fosse giunta fino a noi la grande mole di testimonianze scritte e fotografiche dell’epoca? Come recita egregiamente la locuzione latina “verba volant, scripta manent”, le parole volano, gli scritti rimangono, e noi vogliamo lasciare scritto nero su bianco per i nostri concittadini e per le generazioni future quanto abbiamo avuto modo di ascoltare e quanto abbiamo rinvenuto in archivio.

Molte delle informazioni che sono contenute nel libro sono inedite per il grande pubblico, magari nascoste nelle pieghe degli archivi statali. Spiegateci le difficoltà di questo genere di ricerche.

M.B. Più che altro è necessaria grande pazienza, dal momento che gli archivi di norma prevedono un numero di prese (ossia della quantità di materiale consultabile) limitato, ragione per cui molte volte è necessario tornare diverse volte per completare la ricerca su un determinato argomento. Un discorso a parte merita poi l’Archivio Storico del Comune di Guidonia Montecelio, per il quale è presente solamente un inventario di consistenza. Per questo motivo quando si apre un faldone non si sa mai con certezza quali documenti usciranno fuori e dove poter trovare qualcosa di specifico. Per realizzare il nostro libro è stato necessario leggere centinaia di documenti. Tra l’altro, credo che la nostra sia la prima ricerca a poggiare in maniera fondamentale sulle carte dell’Archivio Storico comunale da quando è stato riaperto. Una testimonianza di come questa istituzione sia fondamentale per la memoria storica del nostro territorio. 

V.L. Concordo pienamente con Marco, durante la ricerca in archivio bisogna armarsi di grande pazienza, poiché la maggior parte delle volte il riscontro del nominativo ricercato non è immediato, oppure il nome presenta degli errori di trascrizione, o magari si incorre in un omonimo. Per questo bisogna confrontare più documenti in modo da confermare o meno che si tratti della persona di cui si stavano cercando notizie. Si tratta comunque di un lavoro molto gratificante perché permette di riscoprire tante informazioni importanti che erano rimaste sepolte da tanti anni, in attesa di essere riportate alla luce.

Credo che chiunque leggerà il vostro libro vedrà con occhi diversi anche molti dei luoghi che raccontate. Credete che sia un modo efficace per aumentare il senso di appartenenza e di identità per un territorio frammentato come il nostro?

M.B. La divulgazione della storia locale è da sempre uno dei cavalli di battaglia di Oltre Il Ponte, motivo per cui abbiamo deciso di realizzare la collana editoriale Ricerche sul territorio di Montecelio. Studiare la storia locale non è solo un viaggio nel passato, ma un atto di consapevolezza civile e politica. Conoscere le radici del proprio territorio significa comprendere come le nostre tradizioni, i nostri valori, e le nostre conquiste si siano evoluti nel tempo. Ogni evento, ogni scelta compiuta dalle generazioni precedenti contribuisce a modellare l’identità di una comunità. Questo bagaglio diventa una bussola preziosa per rafforzare il senso di appartenenza e il legame tra cittadini.

V.L. La conoscenza delle origini e della storia del proprio territorio è una pietra miliare, perché rappresenta il primo passo verso una maggior consapevolezza del nostro patrimonio storico, contribuendo alla sua conservazione e valorizzazione; è un processo molto importante, che dovrebbe partire dalle scuole. Sarò un caso, ma ricordo molto bene di quando alle medie i professori ci portarono al Castello Savelli di Palombara Sabina per ascoltare le visite guidate promosse dall’associazione gli Amici del Castello. Rimasi affascinata e rapita da tutte quelle notizie e anche orgogliosa di vivere in un territorio così pieno di storia. È importantissimo stimolare la curiosità dei più giovani, piantando dei semi che col tempo sicuramente germoglieranno.

Voi e l’associazione Oltre il Ponte siete una miniera di progetti, cultura e conoscenza. Potete anticiparci qualcosa per il futuro?

M.B. – V.L. Durante i festeggiamenti in onore della Madonna di agosto, prevista a Montecelio per l’ultima domenica del mese, proporremo una mostra fotografica dedicata ai film girati nel paese. Non tutti sanno che dal dopoguerra a oggi, Montecelio è stato utilizzato come set per decine di produzioni cinematografiche, con attori del calibro di Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida, Frank Sinatra e Alberto Sordi, solo per citare i più celebri. La mostra fotografica è parte di un progetto più strutturato che vedrà anche la realizzazione di una monografia e di pannelli interattivi da installare nei luoghi in cui questi film sono stati girati.

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