In occasione del “Giorno della memoria per le vittime del terrorismo”, celebrato il 9 maggio scorso, abbiamo ricordato – tra gli altri – il generale dei Carabinieri Riziero Galvaligi, ucciso dalle Brigate Rosse, e la Guardia di Pubblica Sicurezza Antonio Marino, assassinato da un attentato neofascista.
In chiusura della cerimonia commemorativa, Gianni Cipriani, giornalista e saggista, già consulente della Commissione parlamentare sul terrorismo e le stragi, ha lanciato un appello affinché la città di Tivoli dedichi un luogo pubblico alla memoria dell’agente Marino.
«Si tratta – ha dichiarato Cipriani – di un atto doveroso, fondato su dati storici e giudiziari incontestabili. La nostra città, Tivoli, non è estranea ai fatti che condussero alla morte di Antonio Marino. Lo dimostrano numerosi atti processuali».
Nel dettaglio:
- L’agente Marino fu ucciso da una bomba a mano SRCM, facente parte di una cassa di esplosivi messa a disposizione dei neofascisti da Nico Azzi, aderente al gruppo milanese La Fenice, legato direttamente a Ordine Nuovo.
- Dopo l’attentato, alcune di quelle bombe furono trasferite da Milano a Tivoli tramite Paolo Signorelli, leader del circolo neofascista Drieu La Rochelle di Tivoli, anch’esso espressione di Ordine Nuovo, e furono consegnate a Sergio Calore.
- L’arsenale fu nascosto in una grotta nei pressi della Villa Adriana, divenuta deposito clandestino della cellula eversiva locale.
- La connessione operativa tra i gruppi di Milano e Tivoli è stata confermata nella sentenza-ordinanza del giudice Guido Salvini, che ha scritto:“È importante sottolineare che la vicenda delle SRCM, al di là della sua diretta valenza eversiva, testimonia soprattutto come il gruppo La Fenice e il gruppo Drieu La Rochelle di Tivoli fossero cellule operative di un’unica organizzazione in grado di muoversi in più città”.
Per Cipriani, questi elementi provano l’esistenza di una responsabilità storica e morale anche da parte della città di Tivoli:
«Intitolare un luogo della città ad Antonio Marino – ha affermato – significa rendere onore alla verità, riconoscere il sacrificio di un servitore dello Stato, e riaffermare l’impegno della comunità contro ogni forma di eversione e violenza politica».
«La mia proposta – ha concluso – non ha alcun contenuto ideologico, ma è una richiesta civile e istituzionale, fondata su atti giudiziari e già applicata in precedenza, come nel caso dell’intitolazione della piazza di Tivoli Terme al generale Galvaligi. Mi auguro che tutte le forze politiche e sociali vogliano accogliere e sostenere questa iniziativa, e farsi testimoni attivi di una memoria che serve a proteggere il futuro».