Perché Patrick Zaki a Tivoli è la tappa di un percorso che può portarci lontano
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Perché Patrick Zaki a Tivoli è la tappa di un percorso che può portarci lontano

Patrick Zaki a Tivoli per parlare di diritti umani e anche del suo libro Sogni e illusioni di libertà. La mia storia (edizioni La Nave di Teseo) rappresenta un’altra tappa del ciclo di iniziative “Tivoli città della pace e del dialogo”

Perché Patrick Zaki a Tivoli è la tappa di un percorso che può portarci lontano
Patrick Zaki
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Gianni Cipriani Modifica articolo

23 Gennaio 2024 - 00.06 Globalist.it


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Patrick Zaki a Tivoli per parlare di diritti umani e anche del suo libro Sogni e illusioni di libertà. La mia storia (edizioni La Nave di Teseo) rappresenta un’altra tappa del ciclo di iniziative “Tivoli città della pace e del dialogo” che sta segnando un percorso che ha l’ambizione di tessere una rete internazionale che porti la comunità tiburtina a diventare un riferimento per chiunque voglia parlare e impegnarsi per la pace, il dialogo, la difesa del creato, temi dai quali dipende il destino del pianeta.

Dire vogliamo la pace è semplice. E molte volte la parola pace è stato usata come uno slogan vuoto, dimenticando che la pace – soprattutto adesso – è una scelta rivoluzionaria che però va costruita con pazienza. Perché la pace – per come la intendo io e tanti come me – non è rinuncia, non è sottomissione, non è disinteresse verso le sofferenze degli oppressi o equidistanza tra vittime e aguzzini. Ma la pace è un traguardo da raggiungere attraverso uno sforzo collettivo per concepire la politica internazionale e le relazioni internazionali (ma anche quelle nazionali o locali) in modo diametralmente opposto a quello attuale. Non più forti contro deboli, ricchi contro poveri. Non più ingiustizia. Ma la consapevolezza che il futuro ci riserva sfide che si possono vincere tutti insieme o tutti insieme possiamo soccombere.

Tivoli, per la sua storia, per la sua tradizione e non solo, ha nel dna la potenzialità per diventare un riconosciuto luogo di dialogo e di incontro. E spero tra non molto di poter essere più chiaro.

In questo contesto la storia di Patrick Zaki è emblematica. Zaki è stato arrestato con l’accusa di aver parlato della discriminazione dei cristiani copti in Egitto, di aver criticato la repressione del governo e come venivano trattati i profughi. Libertà di espressione per noi. Ma un reato in un regime liberticida nel quale la libertà di parola o di opinione non è prevista.

Quello di Patrick Zaki è diventato un caso perché dall’università di Bologna è partita una campagna di denuncia che mano a mano è stata fatta propria da tutti coloro che difendono la libertà e la democrazia contro la tirannide.

Ma nell’Egitto come in tanti altri paesi di casi come quello di Zaki ce ne sono migliaia e migliaia anche se non diventano notizia. Sevizie, torture, uccisioni, criminalizzazione del dissenso, censura, informazione imbavagliata e negazione dei diritti civili e umani.



Parlarne non è semplice. Perché spesso i regimi liberticidi fanno comodo a quelli formalmente democratici per motivi economici o strategici. E allora il diritto internazionale e i diritti umani diventano qualcosa di fastidioso che è meglio ignorare altrimenti si compromettono affari, posizioni di potere o altro. E chi si oppone viene fatto passare nella migliore ipotesi come un ingenuo o nella peggiore come un irresponsabile perché la real politik (uso il termine nella sua accezione negativa, perché la real politik non si ispirava solo al cinismo e non è stata solo deteriore) è più comoda della ‘moral politik’.

Siamo fortunati di poter ascoltare Zaki a Tivoli. Anzitutto perché ora Zaki è un cittadino libero, per quanto si possa essere liberi nell’Egitto di oggi. Perché ha scelto di venire a Tivoli nonostante decine di altri inviti e perché – sono sicuro – il racconto di questa sua incredibile storia che suscita commozione e indignazione, aiuterà ancora di più a comprendere il senso del nostro impegno.

A Tivoli ci sono tante energie positive, ci sono molte realtà e singoli  capaci e che vogliono impegnarsi. Se riusciremo a far convogliare tutte queste spinte in un unico alveo, a farle dialogare e lavorare insieme getteremo le fondamenta per un progetto destinato a durare negli anni.

Per questo sinceramente spero che l’incontro con Zaki diventi un momento ulteriore di crescita e di condivisione per tutti e chi verrà potrà a sua volta trasmettere la sua esperienza ad altri.

Il sentiero è stretto e in salita, non sarà facile, ma tutti insieme possiamo fare molte buone cose. Meminisse iuvabit

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